Caso Montante, Guidotto controquerela don Ciotti

CASTELFRANCO. Caso Montante, il prof. Enzo Guidotto contro querela Don Luigi Ciotti ed Enza Rando, rispettivamente presidente e vicepresidente di Libera, che a loro volta avevano querelato Guidotto per le dichiarazioni espresse circa la vicinanza di Libera con Antonello Montante, l'ex presidente di Confindustria Sicilia sotto processo per corruzione, e trasmesse dalla testata online LaPrimaTv.it. Non è arrivato nessun chiarimento tra Guidotto e don Ciotti, ma soprattutto dalla carte processuali emergerebbe che quanto dichiarato da Guidotto è provato dai fatti: ovvero che Montante cercasse di avere informazioni a suo riguardo anche nella vicinanza con realtà attive nell'antimafia: «Le mie affermazioni - spiega Guidotto, presidente dell'Osservatorio Veneto sul fenomeno mafioso - erano basate su quanto emerso nella puntata di Report sul Caso Montante del novembre scorso. Nel corso della trasmissione, i conduttori di Report, parlando della rete di rapporti creata dall’ l’imprenditore siciliano con politici, agenti segreti , dirigenti delle forze dell’ordine e di Banca Nuova del gruppo Banca Popolare di Vicenza, avevano formulato ripetutamente l’auspicio di una presa di posizione di Libera sulla vicenda e di un rinnovato impegno dei suoi aderenti nella lotta alla mafia, da me condiviso nelle interviste. In una avevo anche messo in evidenza l’opportunità di un chiarimento sull’annotazione, scritta nel diario segreto di Montante e sequestrato dagli inquirenti, di 26 telefonate in 10 giorni a “Don Ciotti” all’epoca in cui il sacerdote era al corrente dell’indagine a carico dell’imprenditore per concorso esterno in associazione mafiosa». Per Guidotto l'opportunità e l'auspicio di un chiarimento da parte di Libera, «erano giustificati dal fatto che Antonio Montante era sottoposto a procedimento penale non semplicemente per corruzione ma ben più gravi reati commessi con la complicità di alti esponenti delle istituzioni: associazione per delinquere, tentata violenza privata, concorso in accesso abusivo aggravato ad un sistema informatico o telematico e altro, tant'è che Pubblici ministeri hanno chiesto la condanna a 15 anni e 9 mesi di carcere ridotta di un terzo per via del rito abbreviato, precisando però che l’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa rimane aperta». «Il mio intendimento - precisa ora Guidotto -non era di accusare ma solo quello di invitare Luigi Ciotti ad esprimersi per tutelare la propria immagine pubblica e di riflesso quella di Libera, ma anche del movimento antimafia nel suo complesso, già offuscato da scandali derivanti da comportamenti privi di chiarezza e trasparenza». —
Davide Nordio
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