Casier. Il legionario Dennis Gobbo morto senza un perché

Solare, sportivo, diplomato all’Artistico, a 23 anni ha mollato amici e studi per la Legion Straniera francese, poi la tragedia
Dennis Gobbo
Dennis Gobbo

CASIER. La voglia di cambiare vita e di mettersi alla prova fino in fondo, la scelta di dare una svolta alla propria vita. Poi la tragedia, senza un perché. Dennis Gobbo aveva scelto la Legione straniera per vincere le sue sfide ma nei giorni scorsi, a 24 anni, mentre prestava servizio nell’antiterrorismo a Breil-sur–Roya – confine italo-francese, era il 12 settembre scorso alle 4 di mattina – si è allontanato dai commilitoni, dopo il servizio di pattuglia. Pochi secondi dopo i compagni del Secondo Reggimento Straniero del Genio francese hanno sentito un colpo di fucile, sono accorsi e lo hanno trovato morto a terra. Un epilogo inatteso, da tutti, dai familiari, dagli amici che non sanno darsi ragione di quanto accaduto.

E che non credono all’ipotesi del suicidio. «Lo avevo visto a luglio, era felicissimo e non vedeva l’ora di tornare in servizio», lo ricorda Filippo Scanferlato. Oggi alle 10 nella chiesa di Frescada saranno in molti a dirgli addio e a stringere in un abbraccio i genitori Gianpiero e Paola, i fratelli Erik, Jody e la sorella Ketty. Ancora oggi, a 14 giorni di distanza, restano solo il dolore e le molte domande su cosa sia accaduto negli ultimi mesi di vita a Dennis. Le stesse domande che si stanno ponendo molti amici di papà Gianpietro, conosciutissimo a Casier, anche per il suo passato di presidente dell’associazione La Soldanella. Poco più di un anno fa, all’epoca 23 enne, Dennis era partito per arruolarsi nella Legione Straniera, improvvisamente. Pochissimi lo sapevano, di certo molti amici l’hanno appreso solo una volta arruolato.

«Era appassionato di molti sport, praticava parkour, credo avesse anche provato con del paracadutismo, amava la montagna e i corsi di sopravvivenza. Un paio di anni fa era partito da solo con una maglietta, un paio di pantaloncini e una gavetta per la montagna. Aveva voluto provare a resistere d’inverno in quelle condizioni. Ma faceva tutto con grande voglia e con molto coraggio», prosegue Scanferlato. Dopo il diploma al liceo Artistico, si era appassionato alle discipline ad alto tasso di adrenalina. Ma tra lo spirito di avventura e imbracciare un fucile c’è un salto notevole.

Oggi, per essere chiari, la Legione Straniera non è più quella di decine di anni fa, che attirava galeotti ed ex delinquenti alla ricerca di una seconda vita. Ora cerca di tenere fuori dalle caserme violenti e criminali ed è una struttura militare di grande professionalità. Permane l’opzione – facoltativa – di poter cancellare e modificare la propria identità. Ma non era proprio questo il caso di Dennis, che aveva indossato la divisa con slancio ed orgoglio notevoli. Aveva firmato, come tutti, un contratto che lo obbligava a servire la Francia per 5 anni, da cui è difficilissimo liberarsi. Dennis era partito nel giugno 2016 verso Aubegne, dove si trova il centro di reclutamento della Legione Straniera.

Per farne parte è sufficiente presentarsi lì con i documenti in regola, e sottoporsi ai test. Ci vogliono due-tre settimane, in cui si dorme e si mangia con gli altri aspiranti legionari. I test fisici, pare, siano meno selettivi, rispetto a quelli attitudinali e ai colloqui con lo psichiatra, che sono invece interrogatori durissimi. Dennis era stato giudicato idoneo, e in grado di sostenere, anche psicologicamente, il pesantissimo addestramento successivo, che in circa 4 mesi deve far diventare gli aspiranti legionari nei componenti perfetti di un corpo militare scelto. Così era stato arruolato nel Secondo Reggimento Straniero del Genio di Saint Christol, a Vaucluse.

A luglio scorso dopo il suo primo anno di legionario era tornato in Italia, entusiasta, in un periodo di vacanza. «Non vedeva l’ora di tornare», ribadisce Filippo, «non riusciamo a spiegarci cosa sia accaduto. Ci aveva promesso che avrebbe fatto di tutto per essere qui a Natale», racconta. «Io lavoro fino a tardi e ricordo che nel 2016 poco prima di partire per il reclutamento, mi aveva aspettato sotto casa fino alle 3 di notte, solo per abbracciarmi e farmi gli auguri di compleanno. Dennis era questo. Un ragazzo felice, spontaneo, che sapeva dare valore all’amicizia»

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