Carte false per sposarsi e soggiornare in Italia

Quinto, la polizia in municipio blocca le nozze tra una slovacca e un nigeriano Denunciata per falso la donna, il sindaco Dal Zilio: «Qui le regole si rispettano»
Di Marco Filippi
Ferazza agenzia foto film Arcade deceduto celeste sordi
Ferazza agenzia foto film Arcade deceduto celeste sordi

QUINTO. In quelle carte prodotte da una coppia di stranieri, che volevano sposarsi in municipio a Quinto, qualcosa non andava. Ed i vigili urbani del paese se ne sono accorti. Prima che il matrimonio si celebrasse in Comune, i vigili hanno portato le carte in questura e gli agenti dell’ufficio immigrazione, coordinati dalla dirigente Elisabetta Serrao, hanno subito scoperto che il contratto di lavoro della promessa sposa era completamente falso. Risultato: tutti in questura e matrimonio annullato pochi minuti prima che l’assessore Luciano Favero lo celebrasse. Se poi era vero amore, tra i due cittadini stranieri, una slovacca di 26 anni ed un nigeriano di 36, come assicurano gli invitati, lo dirà il tempo. Il sindaco di Quinto, Mauro Dal Zilio, è categorico: «A Quinto le regole si rispettano: se qualcuno pensa che qui si tollerano matrimoni di comodo, è meglio che guardino ad altri lidi».

L’indagine congiunta di polizia locale e ufficio immigrazione della questura è maturata negli ultimi giorni e s’è conclusa pochi minuti prima del matrimonio. Dall’analisi dei documenti prodotti in municipio a Quinto dai promessi sposi, i vigili capiscono che c’è qualcosa che non va e si recano subito in questura per sottoporre le carte ai più esperti colleghi dell’ufficio immigrazione. L’aggancio con Quinto è la residenza della giovane slovacca che dichiara di abitarvi da alcuni mesi. È proprio dai controlli dei vigili urbani sulla residenza della promessa sposa che si accorgono che qualcosa non va. La donna, infatti, non risulta di fatto nell’abitazione indicata.

In questura gli ulteriori accertamenti permettono di scoprire altre anomalie. Oltre alla residenza fittizia, la giovane slovacca, che come cittadina comunitaria, per soggiornare in Italia, dopo aver trascorso tre mesi, deve dimostrare di potersi sostenere autonomamente, ha prodotto un’autocertificazione, con tanto di contratto di lavoro, che attesta la sua attività lavorativa come collaboratrice domestica per un anziano di Vittorio Veneto. L’autocertificazione non corrisponde al vero ed il contratto di lavoro è falso anche perché l’anziano è all’oscuro di tutto e soprattutto, da 11 anni, vive a Conegliano.

Lo sposo nigeriano è inoltre irregolare. È entrato in Italia nel 2010 con un permesso turistico di tre mesi e da allora non ha più regolarizzato la propria posizione in Italia. Sposandosi, il nigeriano avrebbe ottenuto la carta di soggiorno come coniuge di una cittadina comunitaria.

Il risultato è che ieri mattina, poco prima che si celebrasse il matrimonio, gli agenti hanno portato i promessi sposi in questura davanti agli occhi esterrefatti degli invitati.

Ora la cittadina slovacca rischia le conseguenze più pesanti: è stata denunciata per falso e per la violazione della normativa sull’autocertificazione e dovrà lasciare l’Italia entro 30 giorni. Il nigeriano, invece, per non essere espulso ha formalizzato ieri mattina in questura la richiesta di asilo politico.

Il sindaco Mauro Dal Zilio è chiaro: «Posso capire che l’amore è cieco - dice - ma quando due sposi si presentano in Comune con gli interpreti allora qualcosa non va. Sia chiaro a tutti: a Quinto le regole vanno rispettate e non ci facciamo prendere in giro. Chi cerca sotterfugi, guardi ad altri lidi».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso