Carraro: «Addio alla generazione che ha fatto decollare l’Italia»

Padova. Il decano degli industriali veneti sugli imprenditori che risollevarono il Paese dopo la guerra: «Adesso c’è da augurarsi che una leva altrettanto forte riesca a seguire il loro esempio»
AGOSTINI AG.FOTOFILM SPRESIANO ASSEMBLEA DI UNINDUSTRIA TV. A LOVADINA
AGOSTINI AG.FOTOFILM SPRESIANO ASSEMBLEA DI UNINDUSTRIA TV. A LOVADINA

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«La notizia della scomparsa mi di Gilberto mi è arrivata con costernazione e angoscia. Anche perché se ne è andato senza avere l’opportunità di difendersi dalle gravissime, ingiuste accuse che hanno mosso a lui ed alla sua famiglia». Mario Carraro, decano dell’industria veneta, racconta la sua amicizia e conoscenza con il terzogenito dei fratelli di Ponzano Veneto. Con i Benetton, Gilberto e soprattutto Luciano, ha incrociato la strada innumerevoli volte.

Presidente Carraro cosa ricorda di Gilberto

«Ci conoscevamo da molti anni. Dopo aver letto l’intervista che aveva rilasciato in seguito alla tragedia del ponte l’ho chiamato. L’ho sentito abbattuto, ma dalla sua voce non avevo percepito che stesse male di salute. Ci eravamo accordati per vederci. Qualche giorno dopo ho saputo che non stava bene. Me lo ha detto una persona vicina alla famiglia in una maniera irrefutabile, non avevo percepito condizioni critiche di salute. Ieri sera mi è arrivata la notizia e l’ho saputo anche tardi alle nove di sera. Mi ha molto addolorato. Questa è una grande famiglia, una delle poche che ha saputo restare unita nonostante la crescita veramente straordinaria».

Gilberto diceva che era l’origine del loro successo, l’unione tra i fratelli...

«Credo che un ruolo importante l’abbia giocato la sorella Giuliana, nell’equilibrare le relazioni tra i fratelli e garantire il buon funzionamento dei rapporti. Certamente poi nei risultati economici spartirsi le diverse funzioni in base alle competenze. Certo che (sospira) è stato proprio un anno disgraziato. Prima il marito di Giuliana, Fioravante Bertagnin, poi Carlo, il disastro di Genova…e ora Gilberto.»

Una tragedia immane quella del Ponte Morandi. Come giudica questa campagna così feroce nei confronti della famiglia che oggettivamente - al di là di responsabilità che andranno accertate – comunque molto ha fatto per il Veneto e per il Paese?

«Beh se inizia il Vice-Ministro ad accusare la famiglia Benetton di avidità... Questa mi sembra una volgarità inaccettabile da un ministro vista la generosità che ha caratterizzato i Benetton sul territorio. Io credo che questo odio sia il segno della decadenza del nostro paese, che ha la sua espressione più bassa sui social network».

C’è un silenzio assordante dalla politica nazionale sulla scomparsa di Gilberto. Che ne pensa?

«L’ostilità che si avverte verso la grande industria non fa che ritardare il nostro ruolo internazionale e impedirci di lanciare in termini concreti la ripresa. I piccoli sono un valore ma la piccola industria funziona se c’è un traino importante da parte dei nostri maggiori complessi. Se oggi pensiamo che Fiat ormai è verosimilmente condizionata da Chrysler, Pirelli è passata ai cinesi, Luxottica è da attendersi che si traferisca a Parigi da Belluno. Non sono soluzioni che migliorano la nostra competizione nel mondo. Non si è invece capito che il nostro paese non può crescere se privo di un capitalismo forte e moderno».

Ne aveva parlato anche con Gilberto Benetton di questo?

«È un problema che esiste da sempre. Quando ero presidente degli industriali, volevo fare una sezione delle aziende un po’ più grandi. Ne avevo parlato con Pietro Marzotto, con Luciano e Gilberto, con Leonardo Del Vecchio, poi non se ne fece nulla».

Asciugate le lacrime, si aprirà l’insidiosa partita della successione.

«Non sarà semplice individuare qualcuno in grado di prendere il suo posto. Non era solo la sua visione, ma anche la sua capacità di sapersi circondare di manager validissimi. Primo fra tutti Gianni Mion. Credo che sarà importante mantenere l’unità nel suo complesso senza spezzare un patrimonio determinare per mantenere il proprio primato nel futuro».

Venerdì lo andrà a salutare?

«Immagina che potrei mancare?! Andrò per un ultimo saluto. Nell’ultimo periodo se ne sono andati personaggi molto importati. Oggi c’è Gilberto, prima c’è stato il fratello Carlo e un grande rimpianto viene dalla scomparsa di un personaggio eccezionale come Pietro Marzotto da sempre grande amico. Ci auguriamo che generazioni forti riescano a succedere loro, seguendo l’esempio di chi ha portato un paese che usciva dalla guerra ad una delle più importanti potenze industriali». —



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