Caporalato, maxi-controlli nei vigneti trevigiani: 90mila euro di multe e due aziende sospese

Scoperti lavoratori “in nero” a Moriago della Battaglia e Valdobbiadene. Nove aziende risultate irregolari, violazioni su sicurezza e contratti

Caporalato, controlli nei vigneti della provincia di Treviso
Caporalato, controlli nei vigneti della provincia di Treviso

Oltre 90mila euro di sanzioni e la sospensione immediata di due aziende agricole: è il bilancio dei controlli intensificati messi in campo dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro (NIL) di Treviso, in collaborazione con l’Arma territoriale.

Le verifiche hanno riguardato in particolare il settore della vendemmia e hanno avuto come obiettivo la lotta al caporalato, la regolarità dei contratti di lavoro e il rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Durante i controlli, svolti in vigneti e aziende agricole della Marca, sono stati scoperti due lavoratori impiegati completamente “in nero”: una donna di origini marocchine e un uomo italiano.

A Moriago della Battaglia i militari hanno trovato la lavoratrice straniera intenta a raccogliere l’uva senza alcun contratto e in assenza del Documento di valutazione dei rischi da parte dell’azienda.

Per le gravi irregolarità riscontrate è scattata la sospensione dell’attività e l’allontanamento immediato di tutti i dipendenti dal fondo agricolo.

Analogo provvedimento di sospensione è stato adottato a Valdobbiadene, dove un’altra azienda impegnata nella vendemmia aveva alle dipendenze un lavoratore privo di regolare assunzione. Anche in questo caso i Carabinieri hanno interrotto l’attività e allontanato il personale irregolare.

L’operazione ha interessato numerosi comuni della provincia, tra cui Miane, Cison di Valmarino, Farra di Soligo, Preganziol e Villorba. Complessivamente sono state individuate nove aziende inadempienti, con violazioni che spaziano dall’omessa sorveglianza sanitaria alla mancata formazione dei dipendenti in materia di sicurezza.

Le irregolarità riscontrate hanno portato all’emissione di sanzioni per circa 90mila euro, confermando – spiegano i militari – la necessità di mantenere alta l’attenzione su un settore che, soprattutto nei periodi di raccolta stagionale, rischia di prestarsi a sfruttamenti e gravi carenze sotto il profilo della tutela dei lavoratori.

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