Canzian Inerti Mosole e Biasuzzi È corsa a proroghe e piani di espansione

Il settore è in fermento, effetto Pedemontana L’ultima richiesta è quella per Spresiano 
Ferrazza San Vito cantiere Strada Pedemontana
Ferrazza San Vito cantiere Strada Pedemontana

i retroscena

Si è scatenata la corsa all’oro nero della Marca. Le aziende che producono bitume e sottofondi stradali stanno chiedendo numerose ampliamenti e proroghe a Comuni e Provincia. La Mosole Spa ha chiesto la moltiplicazione della produzione alla Borgo Busco di Spresiano, Biasuzzi è pronto a riprendere l’attività a Padernello e la Canzian Inerti pochi giorni fa ha presentato al Sant’Artemio una richiesta di proroga dell’autorizzazione in scadenza a metà dicembre per l’impianto di Spresiano, a poche centinaia di metri di distanza dalla Borgo Busco. Comun denominatore di queste azienda è fornire prodotti per l’edilizia e per le strade lavorando e recuperando rifiuti. E allora è più che una semplice deduzione affermare che a scatenare la nuova corsa all’oro sia stata la Pedemontana. A breve in provincia di Treviso ci saranno migliaia di metri quadrati da asfaltare e migliaia di metri cubi di sottofondi stradali – dove non sono già pronti – da realizzare. Con buona pace per i cittadini che protestano contro fumi e odori prodotti dagli impianti.

La Provincia ha aperto la procedura di valutazione d’impatto ambientale per l’impianto della Borgo Busco, dove la Mosole ha chiesto di potere produrre bitume e materiali per l’edilizia attraverso la lavorazione di 150 mila di tonnellate di rifiuti derivanti dall’edilizia e dal fresato delle strade. Oggi ne può trattare appena 20 mila, lavorando 42 giorni. Diventerebbero 270.

Ora però, praticamente dall’altra parte della strada, e affacciata sul Piave, c’è la Canzian Inerti che ha presentato in Provincia un’altra richiesta per prorogare l’autorizzazione in scadenza il 15 dicembre. L’azienda oggi può produrre, sempre attraverso la lavorazione di rifiuti, “materie prime secondarie prodotte” per “la realizzazione di riempimenti, rinterri di rilevati e sottofondi stradali, ferroviari e portuali, piazzali industriali”. Può conferire nell’impianto 32 mila tonnellate di rifiuti. Trattandosi di un rinnovo niente valutazione d’impatto ambientale, ma solo uno screening.

Aldilà della Pontebbana si fa l’asfalto, al di qua il terrapieno su cui posarlo. A Paese incombe un altro impianto di produzione di asfalto, quello della Biasuzzi. Già realizzato e in funzione fino al 2012 si è fermato, ma i residenti sono pronti a giurare che stia per ricominciare a lavorare. L’autorizzazione. In passato l’azienda ha chiesto l’ampliamento della produzione, trovandosi però sempre di fronte al no della Provincia e del Comune.

A Paese ieri però è stato segnato un punto a favore dell’ambiente. Il Tar ha infatti bocciato il ricorso della Futura Recuperi, che intendeva insediarsi con un centro di trattamento rifiuti (plastica e carta) nella zona industriale di via Deledda.

La società di Trebaseleghe aveva portato al Tribunale amministrativo regionale il comune di Paese per chiedere l’annullamento della delibera con cui il consiglio comunale aveva approvato una variante al Piano degli interventi che impediva l’arrivo di nuovi impianti che trattino rifiuti sul territorio comunale. —

F.C.

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