Calcio, inglese e amicizia La squadra delle ragazze che batte tutti i pregiudizi

A Fonte ieri la prima partita ufficiale dell’Altamarca Girls Si parla solo la lingua straniera: «Un progetto sportivo e culturale» 
Poloni Onè di Fonte ragazzine Calcio Femminile Altamarca VS Vittorio Veneto
Poloni Onè di Fonte ragazzine Calcio Femminile Altamarca VS Vittorio Veneto

La storia

Giocare è già di per sé una vittoria perché scardina molti pregiudizi verso il calcio femminile, ma per le giovanissime giocatrici dell’Altamarca Girls la loro prima partita ufficiale è una partita da giocare sul campo, pallone su pallone, tanto da essere in vantaggio, già alla fine del primo tempo sulla squadra ospite, il Permac Vittorio Veneto e offrire al pubblico presente del buon gioco. Gli incitamenti e le istruzioni sono in inglese e forse a essere più emozionate sono le allenatrici, Lucia Mazzarolo di Asolo, vicepresidente dell’associazione, Mercedes Auqui di Fonte e Lidia Artuso di Paderno del Grappa, promotrici dell’iniziativa.

La scuola di calcio in inglese per bambine under 12, realizzata dall’Associazione Sporting Altamarca di Cavaso del Tomba e patrocinata dalla Regione Veneto, è la prima del genere nella provincia di Treviso. «Il progetto che non esitiamo a definire culturale e di grande valenza ha coinvolto almeno 50 famiglie del paese», ha detto Pamela Comin, assessore allo sport del comune di Fonte che ha ospitato la partita. Le piccole sportive bilingui sono l’ultima “conquista” dell’Altamarca Girls, che oltre a loro, conta una squadra giovanile, una in serie C Figc e una amatoriale: «Ma questo con le bambine è in assoluto il progetto più bello», racconta Lucia, che, partita da Crespano Calcio nei tempi gloriosi di Berto Gambasin, oggi allena le quattro squadre: «Quando Mercedes è venuta non ho esitato un attimo a dirle di sì. Molti i pregiudizi su una donna che gioca a calcio. Giusto domenica scorsa, dopo una partita eravamo in un locale della zona a mangiare un panino: abbiamo sentito borbottare la parola lesbiche. Per fortuna con la Nazionale le cose stanno cambiando».

Con i pregiudizi le allenatrici hanno avuto a che fare prima nella propria storia personale e poi nel trovare le 16 giocatrici necessarie alla squadra. Se le mamme hanno spesso paura che le bambine che giocano a calcio diventino maschiacci o compromettano lo sviluppo, sul piano tattico non è raro trovare chi pensa che il loro calcio sia inferiore a quello maschile. «Niente di più falso», sottolinea Natasha Piai, allenatrice del Vittorio Veneto esordienti, 27 anni diplomata Isef e nel mondo del calcio fin da piccola: «Le prestazioni sono solo diverse, ma gli allenatori maschi che vengono a guardarci rimangono spesso stupiti. Noi siamo, come dire, più “spicce” nel capire cosa fare: per noi il calcio non è mai un lavoro ma una passione e le mie ragazze per emergere devono dimostrare sempre molto». Concorde Lidia dell’Altamarca, tre figlie in squadra: «Sono molto emozionata e contenta di essere arrivata fin qui: abbiamo bisogno di passaparola, per far conoscere il calcio femminile. Per le più piccole, le squadre con cui giocare stanno nascendo adesso: ma queste ragazzine, per grinta e passione non sono da meno dei loro coetanei». —

Maria Elena Tonin



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