Ca’ della Robinia, quattro patteggiamenti

Due anni e quattro mesi a Bruna Milanese, presidente della coop. Pene più lievi per i due figli in cda e per Roberto Ferro 
Poloni Treviso Michele Dalla Costa nuovo Procuratore capo tribunale treviso
Poloni Treviso Michele Dalla Costa nuovo Procuratore capo tribunale treviso

NERVESA. Si chiude il primo capitolo dello scandalo Ca’ della Robinia con i patteggiamenti, di fronte al giudice Angelo Mascolo, di Bruna Milanese, presidente della cooperativa Ca’ della Robinia, dei suoi figli Selene e Stefano Bailo (entrambi membri del consiglio di amministrazione) e dell’ex consigliere Roberto Ferro. Milanese aveva la posizione più delicata (l’accusa nei suoi confronti era di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e bancarotta), ha patteggiato 2 anni e 4 mesi di reclusione, una pena che, un volta definita, comporterà il ricorso all’affidamento in prova ai servizi sociali. Più miti i patteggiamenti per gli altri: 2 anni e pena sospesa per Selene Bailo, 1 anno e 8 mesi e pena sospesa per il fratello Stefano, 1 anno e 6 mesi con la sospensione per Ferro. «La decisione processuale», ha spiegato l’avvocato Aloma Piazza che rappresenta i quattro che hanno patteggiato, «è coerente con la volontà della signora Milanese e degli altri di voltare pagina, dopo aver riferito la verità dei fatti».

Tutto questo mentre la Procura ha già depositato le quattro richieste di rinvio a giudizio per l’europarlamentare Remo Sernagiotto, il dirigente dei servizi sociali della Regione Mario Modolo, il proprietario dell’ex Disco Palace Giancarlo Baldissin che, secondo i pm, avrebbe corrotto il politico ed il funzionario con quattro assegni da 63.000 euro complessivi, e Egidio Costa, il consulente finanziario della società Ca’ della Robinia.

Le indagini riguardano il caso Ca’ della Robinia, la società che tra il giugno e il novembre del 2012 percepì, in due diverse tranches, dalla Regione Veneto un finanziamento di poco più di tre milioni di euro destinati alla realizzazione di una fattoria sociale per disabili nella sede dell’ex Disco Palace di Nervesa. Ma invece di attuare il progetto costruendo un laboratorio artigianale per la lavorazione del latte, un forno del pane ed altri laboratori didattici, con i contributi pubblici fu realizzata una birreria ceduta con affitto di ramo d’azienda al prezzo di 30.000 euro annui. Non solo. In uno dei due appartamenti, destinati ad ospitare disabili, che si sarebbe dovuto ricavare dall’ex Disco Palace ci era andato a vivere il vicepresidente della società Ca’ della Robinia, fallita nel 2016.

Le richieste di rinvio a giudizio depositate dalla Procura ipotizzano i reati di corruzione e truffa ai danni della Regione Veneto. Truffa aggravata per il conseguimento di contributi pubblici, bancarotta fraudolenta e per distrazione ed evasione fiscale sono i reati che a vario titolo erano contestati agli indagati che hanno scelto la strada del patteggiamento. L’inchiesta parte da un dato oggettivo: l’erogazione di 3 milioni di euro dalla Regione alla società Ca’ della Robinia per finanziare il progetto, mai realizzato, di trasformazione dell’ex Disco Palace in una fattoria sociale per disabili. Il finanziamento fu erogato in base ai requisiti richiesti dalla legge regionale numero 8 del 2011. Requisiti che, secondo il pubblico ministero Gabriella Cama, la società Ca’ della Robinia non aveva in quanto non era nemmeno una cooperativa sociale. Come tale, quindi, la società non avrebbe potuto percepire quel finanziamento a fondo perduto. Nonostante ciò, secondo l’accusa, la pratica in Regione andò avanti con l’avvallo di Sernagiotto, che come assessore ai Servizi sociali, di quella particolare legge per l’istituzione del fondo di rotazione dei finanziamenti per progetti sociali (da estendere anche per i finanziamenti per l’acquisto di immobili) fu relatore e successivamente membro della giunta quando venne deliberato il finanziamento a Ca’ della Robinia, e del funzionario regionale ai servizi sociali Mario Modolo che liquidò in due tranches i 3 milioni di euro senza vigilare sulla convenzione.

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