Bruciato l’ingresso dello studio medico Paura a Mogliano

Inagibile l’ambulatorio del dottor Fezzi, pazienti dirottati Appello dell’avvocato Michielan: «Servono più controlli»
Di Matteo Marcon

MOGLIANO. Notte di paura a Mogliano: in galleria Avogadro hanno appiccato il fuoco alla porta d'ingresso dell'ambulatorio del medico Giampietro Fezzi dopo aver rovesciato alcuni vasi. I fatti sono avvenuti nella notte scorsa quando ignoti hanno reso impraticabile lo studio del medico di base Giampietro Fezzi e della dottoressa Francesca de Agostini. Il gesto ha lasciato tutti sbalorditi per l'inedita violenza, sia i passanti sia i pazienti del medico che ieri hanno dovuto rivolgersi al dottor Vianello di via Roma. Dai primi riscontri pare che i malviventi abbiano prima provato a forzare la porta d'ingresso con un grimaldello, passando poi alle “maniere forti”. L'incendio ha carbonizzato la serratura, i vetri sono esplosi. A quanto pare gli autori di questo atto vandalico non si sono avventurati all'interno dell'ambulatorio: «Non hanno rubato niente» commenta il dottor Giampietro Fezzi «ho denunciato il fatto ai carabinieri, ma comunque, nel mio ambulatorio non sono presenti farmaci come metadone o affini». Le indagini procedono ora a 360 gradi: potrebbe essersi trattato solo del disperato gesto di un tossicodipendente o qualcosa di più grave. Questo genere di atti, anche se l'ipotesi non è ancora avvalorata da minacce o esplicite richieste fatte ai proprietari, spesso è riconducibile ad atteggiamenti intimidatori. Per questo dall'avvocato Primo Michielan, titolare dell'immobile, arriva la richiesta di indagini e di maggiori controlli: «Chiediamo maggiore tutela» ha commentato «per la diffusione e la continuità di simili episodi delittuosi in questa zona pubblica ad uso privato, soprattutto nelle ore notturne servono più controlli». «Ad inizio estate nella porta dirimpettaia era avvenuto un fatto simile» racconta l'avvocato Alessandro Michielan «e si era verificato un furto ai danni dello studio di un consulente del lavoro. Allora, come ieri, gli autori avevano spostato la telecamera del servizio di videosorveglianza».

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