«Bosco verticale non a norma» Il parere che scuote il Comune

Più delle denunce di terzi, e del ricorso al Tar che punta il dito contro «l’abuso edilizio» del “Bosco verticale” in costruzione a Fiera, a Ca’ Sugana fa paura un documento interno, scritto e protocollato in agosto dal dirigente del settore Urbanistica del Comune. Una lettera con cui rispondeva a un chiarimento che gli era stato chiesto dall’assessore all’Urbanistica proprio sulla correttezza del “Bosco verticale” oggetto di un primo esposto per illegittimità. Mentre il sindaco Conte respingeva ogni accusa «sicuro della correttezza del lavoro dell’amministrazione» che aveva autorizzato il cantiere, il massimo dirigente scriveva, in sostanza, che il cantiere era viziato da tante (troppe?) irregolarità.
documento top secret
È datato 20 agosto 2019, “riservato” a Conte, all’assessore Tassinari, all’avvocatura. La giunta poi ne è stata resa edotta? E la maggioranza? Visto il contenuto sarebbe auspicabile, ma la questione non è mai approdata in consiglio comunale e il documento è saltato fuori solo adesso, allegato alle denunce penali, civili e amministrative contro il cantiere del “Bosco verticale” sull’Alzaia. I pochi che l’hanno visto, hanno preferito starne alla larga, ben capendone la portata.
chi è responsabile
L’architetto Stefano Barbieri, dirigente storico dell’Urbanistica, risponde perché interpellato, mettendo subito in evidenza però come «lo scrivente settore urbanistica non ha alcun procedimento sul cantiere, che riguarda l’attività del settore Sportello unico», e poi che «chi scrive non conosce il progetto edilizio licenziato dall’amministrazione e neppure l’attività istruttoria condotta dagli uffici Sportello unico». Sottolineature che scavano (non a caso) una trincea profondissima tra il suo settore e ciò che è stato autorizzato. Poi, visto che è stato chiesto un parere, Barbieri lo mette in riga punto per punto.
tutti gli errori
«Per una tipologia di intervento edilizio come quello in questione, il titolo abilitativo idoneo (all’avvio del cantiere, ndr)doveva essere il permesso a costruire, e non la Scia». E poi, sulla volumetria, l’aumento di cubatura ottenuto con il Piano Casa «non è previsto dalla legge che nega ampliamenti con Piano Casa nel caso di rigenerazione di edifici produttivi dismessi». E il Bosco è nato sulle ceneri di ex capannoni artigianali. E sull’altezza? «La norma prevede deroghe fino a un massimo del 40%, nel caso di specie l’edificio esistente misurava 11 metri, che con il 40% raggiungono un totale massimo di 15; il progetto in esame ne prevede 26». Barbieri riassume nettamente: «Inidoneo titolo edilizio», dubbia «legittimità delle altezze», «errata determinazione della volumetria». Poi, da chi ne ha visti a centinaia di progetti negli anni, prosegue sottolineando come il “Bosco verticale” «manchi della realizzazione dello standard urbanistico» ovvero parcheggi e verde, «non rispetti gli indirizzi del piano guida approvato dal consiglio comunale», «manchi di ottemperare alle disposizioni di carattere ambientale». Poi l’elemento che rischia di essere una scorrettezza chiave nella vicenda.
monetizzazione
In ragione dell’intervento, il costruttore Cazzaro e il Comune hanno concordare i contributi di costruzione, monetizzando, «ma l’istituto è stato abrogato» scrive Barbieri, sostituito con la sottoscrizione di convenzioni... Inesistenti nel caso del Bosco: «Tutto ciò verosimilmente comporta un indebito arricchimento». —
Federico de Wolanski
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