«Bortolotto, medaglia d’oro scippata da Conegliano»

Giusto 66 anni fa moriva il vittoriese Giovanni Bortolotto, di cui è ricorso il 18 aprile il centenario della nascita. Il 17 ottobre 1949 gli venne conferita la medaglia d’oro al valor militare. «Una medaglia scippata da Conegliano» protesta Michele Bastanzetti, ricercatore storico oltre che noto polemista vittoriese. «Perché la Medaglia d’Oro di Giovanni Bortolotto» si chiede infatti Bastanzetti «è appuntata sul Labaro Ana di Conegliano e non su quello di Vittorio Veneto, sua città natale, come sarebbe prescritto dalle normative vigenti? A Conegliano non basta averci scippato una lunga serie di servizi e manifestazioni, ci porta via anche le Medaglie d’Oro». Bortolotto, per la verità, rimase fino agli undici anni quando la sua famiglia - di contadini - si trasferì a Orsago. In questo paese, Giovanni risiedette per altri dieci anni fino all’arruolamento nel Gruppo Conegliano del 3° Artiglieria Alpina della Julia che era di stanza proprio a Conegliano. Bortolotto, però, ha in città ancora numerosi parenti, tra cui alcune nipoti; pure loro hanno espresso il desiderio che la medaglia possa essere riportata in città. «Questo desiderio è anche il nostro» ammette Francesco Introvigne, presidente della sezione Ana «ne ho parlato con gli amici di Conegliano. I quali, va detto subito, non possono essere imputati di nessun scippo, perché sulla medaglia d’oro ci fu una comune intesa fra i due direttivi. Verificheremo, dunque, se ci sarà l’opportunità di appuntare quella medaglia sul nostro labaro sezionale, ma senza nessuna ‘guerra’ con Conegliano». «Il nostro eroe, Giovanni Bortolotto, lo onoriamo comunque» aggiunge Introvigne, a margine della celebrazione ieri in cimitero per un’altra medaglia d’oro, quella di Tandura «perché fa parte di una storia condivisa». Bortolotto combatté valorosamente sul fronte greco-albanese meritandosi la Croce di Guerra al valor militare. Ritornato in patria coi gradi di sergente ripartì subito per la sciagurata campagna di Russia dove, sul Don, diede prova della sua abilità di artigliere e del suo eroismo morendo sul pezzo il 30 dicembre 1942. Un cammeo gli viene per questo dedicato da Giulio Bedeschi nel suo capolavoro - testo sacro per gli Alpini: «Centomila gavette di ghiaccio». Nel 1949 gli è stata conferita la Medaglia d’Oro al valor militare con la seguente motivazione: «Capo pezzo (così si chiamava colui che comanda la batteria, ndr) di leggendario valore già distintosi sul fronte greco, durante un sanguinoso combattimento contro preponderanti forze avversarie era esempio superbo di sprezzo del pericolo e senso del dovere. Benché ferito a un braccio sostituiva il puntatore caduto e nonostante il martellante fuoco avversario, che stroncava altri due serventi, falciava dapprima col fuoco il nemico incalzante e poi contrassaltava con bombe a mano riuscendo a respingerlo. Riprendeva in seguito il tiro benché esausto per il sangue perduto, fino a quando nuovamente colpito si abbatteva sul suo cannone». —
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