Borgoluce, cantina dei Collalto
Un ramo del casato si consolida: obiettivo mezzo milione di bottiglie

Con il vino il marchio Borgoluce vuol decollare fra le aziende della Marca
Ad appena quattro anni dal lancio si consolida il marchio Borgoluce, nato da una costola della Tenuta Collalto e che punta a passare da 180 mila a 500 mila bottiglie di vino nel giro di due anni, con un fatturato totale che aggiunte le produzioni agricole e quelle di energia da biomasse toccherà secondo le previsioni i 5,5 milioni nel 2011.
Dietro a Borgoluce (Susegana) si cela la più estesa azienda agricola del trevigiano, con superficie pari a 1.250 ettari tra seminativi, vitigni, allevamenti e boschi. Una tenuta proprietà di un ramo della famiglia Collalto, quello formato dalle tre sorelle Giuliana, Maria Trinidad (Ninni) e Caterina che insieme alla madre Trinidad hanno dato vita al marchio dopo che il padre e patriarca dello storico casato, il principe Manfredo, nominò erede dell'azienda agricola e del castello di San Salvatore il nipote, il principe Emmanuel de Cro Collalto, oggi 19enne figlio della contessa Isabella - quarta sorella del clan - con la quale gestisce i 150 ettari di vigneti commercializzati col rinomato marchio Collalto. Una suddivisione che ha portato alla nascita del marchio Borgoluce, portato avanti da Lodovico Giustiniani, marito di Caterina, che ha spinto per un marcato rinnovamento dell'azienda agricola, arrivata a piantare nuovi filari di viti, che porteranno nel giro di un paio di anni a oltre 500 mila mila bottiglie la produzione totale. «Quello sarà il punto massimo del nostro sviluppo - spiega Giustiniani, background agricolo e doti da manager di impresa -vogliamo che la nostra produzione sia contenuta e servita solo attraverso canali selezionati». La Borgoluce fa storia a se in provincia, sia per vastità della proprietà sia per la diversificazione delle attività agricole attive: 550 ettari a seminativi (mais, frumento, orzo, soia), 65 ettari a vigneto (destinati a breve a passare a 70) 420 di bosco, 180 a pascolo e altri 2 ettari a ulivo, senza dimenticare il caseificio, la macelleria, lo spaccio, gli agriturismo e le fattorie didattiche.
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