Bimbo violento, la scuola può trasferirlo

ODERZO. Disturbi comportamentali in classe: il tribunale dei minori toglie la potestà ai genitori limitatamente alla scelta della scuola primaria da frequentare. «Non voglio essere una mamma part time» è lo sfogo della madre dello scolaro all’indomani della notifica del decreto giudiziario, preannunciando già il ricorso contro il provvedimento. Il decreto del tribunale dei minori giunge dopo un braccio di ferro tra la famiglia da una parte e la scuola e i servizi sociali dall’altra parte che dura ormai da alcuni anni. ll bambino, che frequenta una scuola elementare del comprensorio Opitergino-Mottense, è affetto da Adhd, sindrome da deficit di attenzione e iperattività, e da dislessia: le insegnanti non riuscivano a gestire sempre il bambino tanto che in questi anni si sono verificati numerosi problemi che hanno portato addirittura, oltre un anno fa, alcuni genitori a tenere i loro figli a casa fino a quando non si fosse trovata una soluzione. La famiglia del bimbo disabile non aveva per niente gradito il fatto, accusando gli altri genitori di discriminare il loro bambino. Nei giorni scorsi il tribunale per i minori ha deciso «di limitare la potestà dei genitori esclusivamente con riguardo alla scelta della scuola primaria ed agli interventi da attuare in ambito scolastico per il miglior inserimento del bambino, affidando tali decisioni al servizio sociale territorialmente competente, che opererà in sinergia con gli operatori che seguono il bimbo nei diversi ambiti». Il decreto è immediatamente esecutivo, ma i genitori intendono impugnare il provvedimento. «Non voglio fare la mamma part time» spiega la madre del piccolo scolaro «per questo presentermo ricorso. Non sono contraria all’idea di cambiare scuola, ma la cosa va studiata bene. Mio figlio è un bambino speciale: non lo si può semplicemente mettere su un pullman e spedire a scuola. Inoltre io non ho l’auto sempre disponibile quindi non posso accompagnarlo facilmente dove voglio. Durante il procedimento davanti al tribunale avevamo chiesto una consulenza tecnica d’ufficio, che ci è stata negata, diretta a comprendere se il cambio di istituto fosse una scelta percorribile per il benessere del bambino, ovvero che non fosse un’esperienza traumatica per lui, e quali potrebbero essere le modalità per inserirlo in una nuova scuola. È inutile cambiare istituto se poi le condizioni sono sempre le stesse».
I genitori sono decisi ad impugnare il provvedimento. «Contestiamo fermamente il decreto del giudice» conclude la madre «sia perché ci hanno negato la consulenza tecnica d’ufficio sia per la considerazione secondo cui sei bambini avrebbero chiesto il trasferimento ad altri istituti a causa della presenza di mio figlio. A me risulta che siano solo due i bimbi nella classe di mio figlio che hanno chiesto il trasferimento ad altro istituto».
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