Bertolissi: «Regola assurda Così si rischia la paralisi»

«Peso el tacon del sbrego». Sceglie il dialetto veneto, Mario Bertolissi, docente di diritto costituzionale all’università di Padova e massimo esperti italiano di diritto amministrativo. Bertolissi,...
CORTESE - DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE AL SAN GAETANO. MARIO BERTOLISSI CORTESE - DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE AL SAN GAETANO
CORTESE - DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE AL SAN GAETANO. MARIO BERTOLISSI CORTESE - DIBATTITO SULLA COSTITUZIONE AL SAN GAETANO

«Peso el tacon del sbrego». Sceglie il dialetto veneto, Mario Bertolissi, docente di diritto costituzionale all’università di Padova e massimo esperti italiano di diritto amministrativo.

Bertolissi, ma questa legge è davvero una bomba, come dicon o gli addetti ai lavori?

«Guardi, chi parla di bomba a orologeria non è distante dal vero. È una legge che conferma l’incapacità di governare, se non per categorie generalizzanti. Certo non con l’aderenza alla realtà»

Qual è il problema?

«Ancora prima del merito, non si può parlare di senso di questa legge. Il primo dato è la straordinaria complessità delle norme, degli intrecci di regole e vincoli stabilite per le nomine. Nessuno discute l’intento del legislatore, o meglio gli intenti, perché è evidente l’obiettivo di combattere il conflitto di interessi e di evitare accumuli di incarichi, e di garantire un certo ricambio. Ma farlo i nquesto modo rischia solo di creare situazioni ingestibili a tutti i livelli. E realisticamente non possono andare distrutte competenze. Di mezzo ci va anche chi sa fare bene il suo lavoro di amministratore pubblico».

Allora, paradossalmente, ha ragione chi, nelle stanze del potere, già scommette sul fatto che questa legge non potrà essere applicata perché il sistema, detto in sintesi, non è in grado di reggerla?

«Non si sono calcolati gli effetti delle norme, io credo perché è mancato il senso della realtà. Il rischio concreto è quello di una paralisi: perché adesso, ai primi giri di nomine, tutti gli enti locali si rivolgeranno alla commissione centrale consultiva, che verrà oberata dai compiti di controllo. E qui intravedo una possibile deriva della norma».

Una sorta di collasso?

«Non solo. Uno scenario del genere implica uno snaturarsi della norma, perché questo organismo, al di à della mole di lavoro, perderà la sua funzione meramente consultiva per diventare di fatto il vero centro decisionale».

Fin qui l’esperto, con tutte le perplessità (diciamo così) del caso. Ma degli effetti devastanti, e non previsti, o almeno non considerati in tutte le sue articolazioni, si stanno accorgendo tutti, in questi giorni. A cominciare dai Comuni: venerdì l’Anci del Veneto tiene un seminario con un esperto che illustrerà fra gli altri i principi di trasparenza.

Nei giorni scorsi, sul decreto, c’è stato un summit tecnico alla prefettura di Verona. Dicono che molte amministrazioni, soprattutto al Cento Sud, abbiano sollevato subito il problema a Roma, ma che la campagna elettorale il dibattito sul presidenzialismo abbiano contribuito a non comprendere la portata dei problemi.

In Parlamento, però, giacciono già diverse proposte di legge per cancellare o in subordine attenuare gli aspetti più rigidi del decreto 39. Da un lato c’è chi vorrebbe azzerare tutto, con un nuovo decreto ad hoc sulle nomine (da pochi giorni, peraltro, il Senato ha emanato un atto di indirizzo al governo per le nomine nei grandi enti partecipati da Poste a Finmeccanica); dall’altro c’è chi invoca un’attenuazione dei vincoli, esonerando dalle norme coloro i quali sono nominati in cda dove percepiscono emolumenti minimi.

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