Benetton, il ritorno a casa

Airoldi: con la tecnologia non ha più senso delocalizzare. Il Tv31100 made in Treviso

PONZANO VENETO. La delocalizzazione è morta, e a ucciderla è stata la tecnologia. L’annuncio - non triste in questo caso - lo dà Benetton: gli United Colors riportano a casa la produzione dei maglioni, 36 macchine che nello storico stabilimento di Castrette di Villorba realizzeranno la nuova linea di maglioni seamless, senza cuciture.

Macchine che fanno tutto da sole, è vero: automazione spinta ai massimi livelli, ma ciò non significa che il reshoring della produzione non crei posti di lavoro, anzi. La sola realizzazione di questa linea di maglioni, prevista in duecentomila pezzi che saranno nei negozi tra meno di un mese, darà lavoro a una cinquantina di persone tra dipendenti interni ed esterni del gruppo.

ZAGO AG.FOTOFILM PONZANO CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE MAGLIONE 31100 A VILLA MINELLI
ZAGO AG.FOTOFILM PONZANO CONFERENZA STAMPA PRESENTAZIONE MAGLIONE 31100 A VILLA MINELLI

Sulla morte della delocalizzazione, forse sì, abbiamo un po’ esagerato, o quantomeno anticipato i tempi e generalizzato i settori. Il passo compiuto da Benetton, però, va dritto in quella direzione. «La cucitura a mano dei maglioni è complicata e onerosa», spiega Marco Airoldi, amministratore delegato di Benetton Group, «e questo è il motivo che ha portato a delocalizzare queste lavorazioni nei paesi a basso costo di manodopera. Le nuove tecnologie, però, rivoluzionano la struttura di costi di un’azienda come la nostra: macchine come quelle che abbiamo installato a Castrette producono un maglione senza cuciture in un’ora, praticamente senza che un essere umano ci metta mano. A queste condizioni, non ha più senso lavorare lontano».

È una scintilla straordinaria, tutto ciò. Un aspetto che potrebbe sparigliare - almeno nel comparto tessile - i timori nati in altri settori, vedi caso Electrolux, ovvero che le nuove tecnologie possano diserbare la manodopera locale. Qui la tecnologia riporta a casa «produzioni che pensavamo di aver visto scomparire per sempre», dice Maria Cristina Piovesana, presidente di Unindustria Treviso, intervenuta ieri pomeriggio a Villa Minelli di Ponzano, quartier generale di casa Benetton, per la presentazione di questa nuova linea.

Codice di (ri)avviamento industriale, più che postale: l’hanno chiamata “Tv31100”, come il Cap. Un back to the future che timbra il biglietto di ritorno del lungo viaggio della delocalizzazione. È chiaro che, al momento, questa iniziativa rappresenti solo una nicchia, quasi un esperimento. Il grosso della produzione rimane nel far east, ma l’enfasi e l’energia che ci mette la galassia Benetton in questo progetto dice più dei numeri. «Abbiamo investito due milioni di euro per queste macchine», spiega ancora Airoldi, «vogliamo che diventino il cuore di un centro di competenza e di eccellenza sulla maglieria. Qui: made in Treviso, non solo in Italy. La maglieria è la nostra origine: il nostro stesso logo, cosa che non tutti sanno, rappresenta un punto maglia. Maglieria, colore, sensibilità sociale nata con le campagne pubblicitarie di Luciano Benetton e Oliviero Toscani: questi sono i tre aspetti che i consumatori, nel mondo, ci riconoscono come principali. Ma la maglieria è anche un’area di straordinaria innovazione, meccanica ed elettronica: qui vogliamo fare un reparto produttivo che non definirei grande, bensì ricco, con l’eccellenza del nostro know how e delle nostre persone».

 

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