Baci e seduzione La passione rosa

Padri, morosi, figli e un legame indissolubile con l’altra metà del cielo alpino: così l’adunata si colora di glamour
Di Valentina Calzavara

Alpini padri, morosi, figli e un legame indissolubile con l'altra metà dei cielo: le donne. Prima dei passi cadenzati che sfileranno domani c'è tempo per un lungo giro di valzer. Galanteria cortese fatta di baci spediti nell'aria e complimenti festosi che ottengono la complicità di uno sguardo. Quando va bene spunta pure la guancia per ricevere un bacio. Non tutto è necessariamente declinato al maschile. «Questa mattina quando ho visto il mio fidanzato in divisa e cappello gli ho detto: "Wow!"» confessa Ilaria Menardini di Bergamo e una storia d'amore "alpina" che dura da dieci anni, capace di resistere alla scomodità di tende e notti in balia della pioggia. Perché alla fine «è più forte il sentimento senza nient'altro da dichiarare». E poi si sa che la divisa ha il suo fascino e se ben portata può diventare il viatico per fare breccia nel cuore della più carina che passa in Calmaggiore. «Meglio una penna dritta di chi ne ha cento di mosce. Mi dispiace ma non c'è storia» canticchia un gruppetto di giovani spavaldi a passeggio in piazza dei Signori.

E allora via alla goliardia di una promessa d'amore sfuggita tra un brindisi e una serenata. Note che vincono la timidezza e riscaldano l'atmosfera. I canti sotto alla Teresona omaggiano l'amore, gioco delle parti senza tempo. Ci si ritrova sul ponte di Bassano dove due amati si tengono «la mano», si rivivono i tormenti di una ragazza che ricorda il «suo bel partì soldato». E alla fine: «fora, fora de la Valsugana» il pensiero va alla «mama per veder come la sta». Guai a dimenticarselo: la mamma è sempre la mamma.

«Le nostre canzoni parlano tanto di donne, al fronte si cantava per sentirle più vicine, per colmare il vuoto degli affetti» spiega Giovanni Colledan, facendo un'accurata analisi del repertorio. Bel canto e tanta ammirazione, l'Adunata si tinge di rosa. «Gli Alpini sono primi in tutto testimoni di valori autentici e sempre attuali. L'altra sera una giovane si è sentita poco bene e loro mi hanno aiutata a sistemare il locale» racconta con orgoglio Emanuela della caffetteria Broli, che insieme alle colleghe Luana e Valentina sfoggia una maglietta per rendere omaggio alle penne nere. A volte però la prospettiva si capovolge nell'era della parità di genere, spariglia le carte e vede le donne prendere l'iniziativa. «Ne ho fatti innamorare tanti di Alpini!». Riassume con una battuta Eleonora, accanto a mamma Letizia e papà Luigi, che approvano con un sorriso che non tradisce segni di gelosia. «Con il passare del tempo il gentil sesso è diventato più intraprendente e noi rispondiamo fedeli ai nostri principi: complimenti e carinerie per fare festa» conferma Claudio Santarossa, occhi azzurri e accento pordenonese. Penne nere e passi cadenzati, mazzolini di fiori e rigore: il ballo dell'Adunata va in scena fino a notte fonda. Lo spirito alpino conquista la città ma talvolta è anche questione di geni tramandati di padre in figlia. Ne è la prova Marta Buselato, 22enne di Thiene. Dopo la lezione di Economia a Ca' Foscari si è infilata il cappello verde ed è andata a festeggiare con gli amici. «Non posso che rispettare la tradizione di famiglia. Bisnonno, nonno e papà sono Alpini, qualcosa ho ereditato anch'io».

Vestita con fantasia mimetica, orecchini compresi, Maria Rosa Pellegrino si lascia andare a un ricordo d'infanzia. «La divisa mi è sempre piaciuta. Peccato che quando avevo vent'anni per le donne non esisteva la possibilità di accedere al corpo militare. Mi riempie d'orgoglio il fatto che mio figlio porti l'uniforme per professione e sia riuscito a realizzare quello che era il mio sogno». Un desiderio che per Maria Rosa si è concretizzato al fianco di Marino, il suo compagno. Posano l'uno accanto all'altra in piazza dei Signori, il simbolo della Marca gioiosa et amorosa. Tanto di cappello (alpino) a chi ama le donne.

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