«Attenti a febbre alta vomito e collo rigido Vitale la diagnosi rapida»

A fare chiarezza su questa malattia che fa così paura è Roberto Rigoli, direttore del dipartimento di patologia clinica dell’ospedale Ca’ Foncello. Quali sono i sintomi per riconoscere la meningite?...
TREVISO 19/01/06 CONFERENZA STAMPA UNITA' SANITARIA SU LUCA ZAIA ESPLOSA BUSTA DI POLVERE BIANCA, IN FOTO ROBERTO RIGOLI conferenza stampa unita_ sanitaria su zaia che gli esplode busta di polvere bianca
TREVISO 19/01/06 CONFERENZA STAMPA UNITA' SANITARIA SU LUCA ZAIA ESPLOSA BUSTA DI POLVERE BIANCA, IN FOTO ROBERTO RIGOLI conferenza stampa unita_ sanitaria su zaia che gli esplode busta di polvere bianca

A fare chiarezza su questa malattia che fa così paura è Roberto Rigoli, direttore del dipartimento di patologia clinica dell’ospedale Ca’ Foncello.

Quali sono i sintomi per riconoscere la meningite?

«Febbre elevata, cefalea molto forte con dolore retro nucale, al punto che il paziente spesso non riesce nemmeno a piegare il collo in avanti. Nausea, vomito. In alcuni casi alterazione dei livelli di coscienza e convulsioni. Sono questi i sintomi che devono far suonare il campanello d’allarme, che spesso vengono confusi con una semplice influenza o male di stagione. Invece non è così, la questione è molto più seria».

In che cosa consiste esattamente la meningite?

«È una malattia del sistema nervoso centrale. Si tratta di un’infezione delle meningi, in parole povere la membrana che copre la materia grigia. Può avere origine virale, che però non desta particolari preoccupazioni. O batterica, decisamente più pericolosa. Quella da pneumococco non è trasmissibile. Quella da meningococco sì, come nel caso della scuola di Breda».

Una diagnosi precoce è determinante?

«Direi fondamentale. Nelle patologie infettive in generale prima interviene la terapia adeguata maggiore è la possibilità di guarigione per il paziente. Per quanto riguarda la meningite non abbiamo statistiche, ma per una malattia infettiva come la sepsi sì: la diagnosi e conseguente terapia corretta nelle prime sette ore dall’infezione aumenta del 40% le possibilità di guarigione. Inoltre, aspetto non trascurabile aiuta a impedire la diffusione di epidemie grazie ad una rapida attivazione della profilassi».

Grazie alla biologia molecolare la diagnosi oggi è diventata rapidissima. La meningite però continua a fare paura. Perchè?

«Perchè questa è una delle malattie infettive più gravi, il rischio di morte o complicanze è altissimo. Perchè se è pur vero che da un lato questo meningococco non ha sviluppato resistenze rispetto al trattamento antibiotico utilizzato per curare questa malattia dall’altro determinante è la capacità di reazione del nostro organismo. Il pericolo di morte e complicanze è altissimo. Può accadere che il corpo reagisca con una coagulazione di tutti i vasi ad esempio, con il rischio conseguente che le estremità, le mani, le gambe le braccia, vadano in necrosi».

Nella Marca questo caso fa paura a molti. Dobbiamo temere quello che sta accadendo in Toscana?

«No, nessun allarmismo. Questo caso rientra nella casistica sporadica che ogni anno registriamo nella Marca. L’anno scorso sono stati registrati due casi di meningite da meningococco, un bambino e un adulto. In Veneto nel 2015 ne sono stati schedati 7, la metà di quanti registrati nel 2014 e nel 2015. Statisticamente l’incidenza è maggiore nella fascia d’età tra 0 e 4 anni, e tra i 15 e i 24 anni. Ma nulla di preoccupante. L’ultima epidemia risale, una delle peggiori mai registrate in Italia risale al 2007, proprio nelle nostre zone: decine e decine di casi, diversi morti. Il focolaio in una birreria di Pederobba in cui si era svolta una festa».

Come avviene il contagio?

«Il contagio avviene da persona a persona con contatti stretti, in ambienti affollati. Non è quindi così semplice: si passa attraverso la saliva. Il caso tipico di trasmissione consiste nel bere dallo stesso bicchiere oppure lo starnuto. Quindi invito a contenere allarmismi, le possibilità di contagio sono bassissime e i casi secondari sono rari».

Il ragazzino è affetto da meningite di tipo Y. È una tipologia rara?

«Si tratta di una patologia proveniente dall’Asia. Poi con la circolazione delle persone è giunta anche da noi. Fino a due anni fa la vaccinazione non copriva questa tipologia di meningococco, ora sì». (s.g.)

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