Assalto portavalori: una schiuma speciale ha salvato 4 milioni

Lo “Spuma block” ha sprigionato una resina solidificata che ha avvolto il denaro. L’encomio della Civis: «Il personale non si è fatto prendere dal panico»
FERRAZZA AG.FOTOFILM OLMI RAPINA PORTAVALORI
FERRAZZA AG.FOTOFILM OLMI RAPINA PORTAVALORI

TREVISO. Una schiuma poliuretanica che inonda il retro del furgone gonfiandosi in poche manciate di secondi fino a riempire completamente il vano portavalori del blindato. Una immensa e impenetrabile “meringa” che si forma in un minuto circa, per essere forzata va spaccata con attrezzi speciali e si autoliquefa dopo un determinato (lungo) lasso di tempo. Ecco che cos’è lo “spuma block”, il sistema di sicurezza che martedì sera ha mandato a monte l’incredibile assalto ai furgoni portavalori della Civis in A27 evitando il furto di 4,2 milioni di euro.

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Montato in ormai tantissimi mezzi blindati in uso a vari istituti di vigilanza, lo “spuma block” ha rovinato i piani a tante altre bande che avevano tentato di rapinare portavalori in tutta Italia. La schiuma si forma dalla reazione chimica di una resina contenuta all’interno di uno speciale serbatoio posto all’interno del blindato e collegato ad una serie di canaline che portano il liquido in vari punti del furgone. Attivata automaticamente o manualmente (il sistema di sicurezza permette entrambe le soluzioni) la resina liquida impiega meno di 10 secondi per ricoprire le zone dove viene riversata e circa un minuto per gonfiarsi fino ad occupare gli spazi disponibili. Funziona più o meno come le schiume utilizzate nell’edilizia per chiudere fori o intercapedini tra muri.

Una volta gonfiata, la schiuma si stabilizza diventando difficile da tagliare, scavare e perfino incendiare. Nei mesi passati, hanno segnalato più volte tecnici ed esperti, alcuni di questi sistemi hanno fatto cilecca non attivandosi nel modo dovuto, ma non sarebbe il caso di quanto avvenuto martedì in A27. «Il sistema si è attivato automaticamente» dicono dalla Civis, che attende però dalla Questura e dalla procura il dissequestro dei due mezzi (e soprattutto di quello che conteneva il denaro) per accertare che tutto sia al suo posto.

Ieri, nella sede di Mestre della società, l’assalto era ovviamente sulla bocca di tutti. Tante le telefonate ai cinque colleghi vittima della rapina, e soprattutto ai due vigilantes che sono stati portati in ospedale seppur in condizioni non gravi. «Ad entrambi gli equipaggi» sottolinea la società, «va un grande encomio. Si sono comportati in maniera egregia in una situazione obiettivamente pericolosa e drammatica. Non si sono fatti prendere dal panico rispettando alla lettera la procedura anche quando si sono visti puntare contro i mitra». Proprio in quel momento la più importante prova di fiducia nei sistemi di sicurezza dietro i vetri a prova di kalashnikov presi a mitragliate dai banditi con i vigilantes all’interno. Sotto le luci fotoelettriche che hanno illuminato la A27 fino a notte parabrezza e i finestrini laterali mostravano chiaramente l’effetto dei colpi incassati dal commando. «Ma i vigilantes non sono usciti nemmeno sotto la minaccia di un gruppo organizzato, che aveva studiato il colpo con attenzione e tenuto conto anche del fatto che Civis, come altri operatori di settore, lavorano cambiando spesso tratte e tempistiche dei percorsi portavalori. La tratta che avrebbe seguito la colonna dei due blindati è stata top secret fino all’ultimo. Una circostanza questa che solleva altri interrogativi sull’assalto. Possibile che un colpo così attentamente pianificato, su furgoni necessariamente conosciuti, sia stato mandato all’aria all’ultimo atto, quello cruciale?

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