Assalto in A27 a Treviso: i banditi traditi da una targa clonata

Treviso. Assalto in A27, da lunedì gli interrogatori della banda pugliese finita in manette

TREVISO. Devono ancora essere fissati gli interrogatori della banda pugliese arrestata su ordinanza del gip di Pisa per una rapina messa a segno in Toscana e sulla quale pesa il sospetto anche del clamoroso colpo in autostrada A27 dell’ottobre dell’anno scorso.

Quello che al momento è certo e risulta dall’inchiesta è che avevano rubato in provincia di Foggia quattro auto (due Bmw, una Jaguar, una Ford Kuga) e un furgone a Osimo (Ancona) per la trasferta. Di supporto anche un Tir dove caricare le armi e, al ritorno, l'eventuale bottino.

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Su una tessera Viacard erano rimaste poi anche le impronte dell’autista. Nelle auto avevano svuotato gli estintori antincendio. Su una targa clonata, però, altre impronte sono diventate l'appiglio per partire con le indagini. I poliziotti sono risaliti a chi appartenevano quelle microscopiche tracce e hanno scoperto che il “titolare” era un tipo coinvolto in una rapina con sequenze analoghe avvenuta un anno prima, il 30 settembre 2015, ad Ancona.

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La banda, del resto, è sospettata di diversi colpi, tra i quali quello lungo l’A27. Le analisi sui bossoli lasciati sull'A12 avevano portato i poliziotti a attribuire a quelle armi anche altri raid a Bari, Brindisi, Forlì e Cesena. La pista era quella giusta. Aver intestato a stranieri i telefoni usati solo per chiamate tra di loro è servito fino a un certo punto. In gergo sono utenze “citofoniche”, difficili da intercettare. Gli investigatori sono riusciti a entrare in quel “circuito” e da lì le conversazioni hanno dato altra benzina alle indagini. La videosorveglianza e i passaggi registrati in autostrada dei mezzi in andata e poi del Tir al ritorno, tra Firenze e la Puglia, hanno irrobustito le prove contro il commando.

Per pianificare il colpo in Toscana, almeno tre mesi stimano gli inquirenti, uno degli arrestati aveva preso in affitto un appartamento a Tirrenia. In quel modo potevano pedinare e controllare i tempi del portavalori che da Cecina andava nella sede dell'istituto a Sesto Fiorentino. Pronti a colpire di nuovo. Sull'A12 quella sera di settembre avevano usato finte palette della polizia, tecniche di guerriglia e minacce con fucili puntati in faccia a bimbi e automobilisti, a cui avevano tolto le chiavi dal quadro. Un terrore durato almeno un quarto d'ora in una sparatoria da film.

Impassibili nell'assalto, rapidissimi nella fuga. A qualche chilometro di distanza sulla carreggiata si erano aperti un varco lungo la rete per uscire dall'area autostradale. Quando la polizia li ha arrestati ha trovato materiale sufficiente per ritenere che preparassero un altro assalto. Si pensa al Sud.

 

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