«Arpav, più chiarezza sulla qualità dell’aria»
Rifondazione comunista e Pd chiedono massima trasparenza sull’inquinamento L’accusa del docente Roberto Fornasier: «Quei valori non significano nulla»

Ferrazza Vidor incendio azienda Vidori il giorno dopo amm. del. Filippo Antonello
VIDOR. Non basta a tranquillizzare i residenti la nota con cui Usl2 e Arpav sabato mattina dichiaravano il cessato allarme dopo l’incendio della Vidori. Un via libera dato, infatti, prima che fossero pubblicati i dati di Arpav relativi alla presenza di microinquinanti organici e, soprattutto, fibre libere di amianto, un aspetto che continua ad angosciare i cittadini.
Ieri ci ha pensato il Partito della Rifondazione Comunista di Treviso e Belluno a intervenire con una nota ufficiale. Dicendosi poco convinto della tranquillità comunicata da Arpav e Usl: «L’incendio dell’impresa di stoccaggio dei rifiuti è l’ennesimo caso di violenza perpetrata nei confronti dell’ambiente in Veneto. Questa volta ne è tristemente oggetto l’aria, inquinata dalle esalazioni tossiche derivanti dalla combustione di eternit, bombolette spray e di altri rifiuti pericolosi. Purtroppo, alle giuste preoccupazioni dei sindaci, fanno come sempre da sciagurato contraltare le minimizzazioni di Arpav e Usl2». Secondo il Prc, serve maggiore chiarezza anche nelle comunicazioni pubbliche: «È necessaria, nell’interesse della salute dei cittadini e della condizione dell’ambiente, la pubblicizzazione dell’intera filiera dei rifiuti». Ieri anche Andrea Zanoni, consigliere regionale Pd, ha ribadito la necessità di maggiore chiarezza sul tema aria: «Trovo sconcertante il rientrato allarme dato dall’Usl2 senza aver prima verificato e comunicato al pubblico i dati sul rilievo di amianto e diossine; prima si accerti la presenza di queste sostanze cancerogene e solo dopo si cancellino le precauzioni». E perplessità le ha sollevate anche il professor Roberto Fornasier, ex docente di Chimica organica all’Università di Padova: «Il canister utilizzato da Arpav ha raccolto sostanze organiche molto volatili che non sono provenienti dalla combustione, ma che si riscontrano normalmente a contatto con il suolo. Non sono prodotto della combustione: quello, lo devono ancora analizzare. Quello che avevano in mano sabato, non era sufficiente per far rientrare l’allarme: ci aspettiamo altri test e comunicazioni».
Sulle cause dell’incendio, per il quale sia l’azienda che il mondo politico locale parla apertamente di dolo (oggi Alessandro Naccarato e Floriana Casellato, Pd, presenteranno sull’accaduto un’interrogazione al ministro dell’Interno), farà luce la Procura, che ha aperto un fascicolo: da oggi indagini della polizia giudiziaria dei vigili del fuoco all’interno del sito di stoccaggio. Indagini che non potranno contare sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza: l’azienda non ne ha di proprie, in zona ci sono alcuni occhi elettronici del Comune di Vidor accesi soltanto in alcuni frangenti. Vigili del fuoco e carabinieri hanno intanto formalizzato il sequestro dell’intera struttura e del piazzale Est della stessa. Gli amministratori chiederanno il parziale dissequestro del capannone, dato che l’area Ovest non è stata danneggiata: «Da oggi ci occuperemo di indagare le condizioni di sicurezza statica della porzione di immobile salvato dalle fiamme», spiega l’amministratore unico Filippo Antonello, «vorremmo chiedere il dissequestro parziale alla Procura per capire se riusciamo a riaprire. Abbiamo oltre 40 dipendenti, esiste una norma che dà sostegno al reddito in questi casi, ma limitato per quantità e tempo. Le famiglie rischiano di andare in difficoltà. L’azienda, se non riparte in tempi brevi, rischia invece di chiudere perché non ha tenuta commerciale».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video