Appalti pubblici revocati e sospetti sui consorzi: l'ombra della mafia su Treviso

Il Tar ha disegnato un intreccio di interessi e rapporti  che allunga l’ombra della mafia su Treviso e Padova. Sono operatori economici riconducibili tutti a una stessa famiglia, quella di Nicola Messina – nato in Germania, e ora residente a Padova – che a Treviso ha aperto un negozio in piazza San Vito. Poi la figura di due donne, entrambe candidate con la Lega e con la lista Conte. Ecco la ricostruzione dei fatti 
zago agenzia foto film treviso scuola elementare don milani via san zeno
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TREVISO. «Tutti i consorzi risultano avere collegamenti certi e comprovati con soggetti appartenenti o contigui ad associazioni criminali di tipo mafioso».
 
Il Tar dell’Emilia Romagna disegna un intreccio di interessi e rapporti commerciali che allunga l’ombra della mafia su Treviso e Padova. Sono operatori economici riconducibili tutti a una stessa famiglia, quella di Nicola Messina – nato in Germania, e ora residente a Padova – che a Treviso ha aperto un negozio in piazza San Vito e acquistato immobili e che ora si trova al centro delle attenzioni della Prefettura di Bologna e dell’Anac.
 
Poi c'è il caso politico. In casa Lega smentiscono imbarazzi, ma il fatto che non una ma ben due amministratrici di consorzi interdetti dalle Prefettura italiana ai sensi delle normative antimafia abbiano corso nel 2018 - una in lista Lega, Valeria Cacciolato, l’altra nella lista Conte, Sabrina Pisano – ha destato quantomeno sconcerto, e richieste di informazioni.
 
Infine la difesa di Messina: «Io e la mia famiglia non abbiamo alcun rapporto con la criminalità organizzata».  «L’interdittiva che ha innescato tutto è quella della prefettura di Bologna, che non è però basata su prove, nem-meno su indizi. Tanto che inizialmente era stata sospesa. Le altre prefetture si sono mosse di conseguenza, ma non hanno svolto ulteriori indagini», le parole con cui ha spiegato quanto accaduto.
 
zago agenzia foto film treviso palazzina via alzaia 5
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Il consorzio stabile ebg group
 
Messina è amministratore unico del Consorzio Stabile Ebg Group destinatario nel maggio del 2020 dell’interdittiva antimafia firmata dalla Prefettura di Bologna, città in cui ha sede legale il consorzio, che possiede anche un ufficio a Treviso in viale Luzzatti.
 
Il provvedimento è stato impugnato al Tar dopo l’esclusione dell’Ebg Group dall’appalto per il recupero di una porzione dell’ospedale civico a Calatafimi Segesta (Trapani). I giudici del tribunale amministrativo hanno respinto le richieste del consorzio, e anzi hanno disegnato un quadro di interessi e rapporti che ha base a Treviso e Padova e lo collega ad associazioni mafiose.
 
Per i giudici Ebg Group è legato “da una fitta rete di interessi, cointeressenze e rapporti economici e parentali” ad altri tre Consorzi Stabili: Ebg, La Marca ed Europe Group.
 
Quest’ultimo con sede a Padova in via Savonarola e con un ufficio a Treviso in via Botteniga è già noto: è stato oggetto di un’altra interdittiva antimafia, ed è amministrato dalla trevigiana Valeria Cacciolato, 40 anni, candidata nel 2018 a sostegno del sindaco Mario Conte.
 
Il Consorzio La Marca invece ha sede a Treviso in viale Nino Bixio, ed è amministrato da Jessica Messina, figlia di Nicola Messina, che è succeduta ad inizio 2019 a Nicoletta Pozzobon, moglie dello stesso Messina, un nome questo che tornerà successivamente.
 
 
L’Ebg invece oggi ha come presidente del consiglio di amministrazione Giuseppe Lombardo, 67enne di Alcamo (Trapani), che è stato preceduto da Mariano Melia e proprio da Nicola Messina stesso. La sede anche in questo caso è a Bologna, ma il Consorzio conta anche su un ufficio a Treviso in via Podgora.
 
I tre consorzi stabili, rappresentando una serie di aziende ad essi affiliate, hanno ottenuto diversi appalti in tutta Italia, nel settore dell’edilizia. La Marca per esempio ha lavorato ad Agrigento e al porto di Pesaro, mentre Ebg Group ha dovuto scontare l’esclusione da alcuni appalti di amministrazioni pubbliche proprio a causa dell’interdittiva antimafia.
 
Il pericolo di condizionamento
 
Per i giudici sulla possibilità che per i tre consorzi sussista “il pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata”, non ci sono dubbi. Tanto che il Tar, citando l’interdittiva della prefettura, collega due società che hanno fatto parte delle rete di queste consorzi - una con sede a Casapesenna, e l’altra a Messina - ad un boss dei casalesi. In particolare i giudici si riferiscono al passaggio di queste due società da un consorzio ad un altro: “risulta evidente”, si legge nella sentenza, “l’ulteriore illecito scopo derivante dalla comune gestione di più imprese consortili da parte di un unico centro di interessi, costituito dalla possibilità di continuare ad avvalersi delle prestazioni di una o più imprese, mediante il passaggio di queste da un consorzio colpito da misura antimafia ad altro consorzio, che invece può agire liberamente sul mercato”.
 
Le due società “traslocate” inoltre sono amministrate da due fratelli, uno segnalato dalla Questura di Napoli per associazione di tipo mafioso, l’altro indagato dalla Dda di Napoli, in quanto è emerso, dall’operazione “Sistema Medea” che “era uno degli imprenditori di Casapesenna di fiducia di uno storico capo del clan dei casalesi”, tanto da offrirgli rifugio durante la latitanza. 
 
La Service & Consulting, una consulenza per tre
 
A consentire di mettere in collegamento i tre consorzi, ancor prima che le forze di polizia indagassero sui rapporti familiari, è stata una società trevigiana. Si tratta della Service & Consulting, specializzata nella predisposizione dei documenti per appalti.
 
Nel 2016 negli uffici della Regione Siciliana in cui si raccoglievano le offerte per l’appalto per il restauro della Grande Cretto a Gibellina, sono arrivate tre buste identiche, dallo stesso ufficio, appunto quello della Service & Consulting di Treviso.
 
Un’anomalia visto che le tre offerte riguardavano un consorzio di Bologna (l’Ebg), uno di Padova (Real Europe Group) e uno di Treviso (La Marca). Il fatto poi che anche la documentazione in alcuni tratti fosse identica, ha portato il seggio di gara ad approfondire le relazioni tra i consorzi. E allora ha scoperto che la società di consulenza e il Consorzio
 
La Marca erano stati costituiti nello stesso studio notarile; ma soprattutto ha scoperto che la legale rappresentante della Service & Consulting era, all’epoca dei fatti, la stessa del consorzio, ovvero Nicoletta Pozzobon.
 
Circostanze che hanno portato all’esclusione del consorzio trevigiano dall’appalto. Alla Service & Consulting di viale Nino Bixio, lavora, stando a quanto affermato online dalla stessa società, Valeria Cacciolato, amministratrice della Real Europe Group di Padova. Nel 2017 anche Raffaele Cantone nel suo ruolo di presidente dell’Anac si era dovuto occupare dello studio di consulenza, in quanto nella pagina relativa ai partners compariva il logo dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.
 
“Considerato che nessuna collaborazione è in atto, e che nessuna autorizzazione è stata concessa da parte di questa Autorità, si diffida la Società dal proseguire nell’utilizzo del logo e ne richiede l’immediata rimozione”, si legge nella comunicazione dell’Anac.
 
Nicoletta Pozzobon gestisce da luglio un nuovo negozio sbarcato in piazza San Vito, il Conte di Rocca Sicula, punto vendita di prodotti siciliani. Il negozio è della Co.ro.si srl con sede legale ad Alcamo, e operativa a Castelfranco. La proprietà della srl è sua volta della Service & Consulting, mentre Nicola Messina, su Instagram, si qualifica come Ceo della Conte di Rocca Sicula. A luglio l’inaugurazione con tanto di taglio del nastro insieme al sindaco Mario Conte, e a seguire degustazioni con molti consiglieri e professionisti della città. 
 
zago agenzia foto film treviso scuola don milani via san zeno
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La prefettura ha emanato un’altra interdittiva antimafia, anche questa legata ai Consorzi stabili riconducibili alla famiglia Messina. Ma questa volta a tremare è anche Ca’ Sugana che a quel consorzio ha affidato un appalto da quasi un milione di euro nel marzo scorso. L’amministratrice della società? Un’altra can-didata a sostegno di Mario Conte. 
 
il nuovo provvedimento
 
Il provvedimento della prefettura è riconducibile all’interdittiva emessa a Bologna a carico dell’Ebg Group nel marzo scorso e che a cascata ha innescato altri provvedimenti gemelli a carico delle società legate alla stessa rete parentale. Insieme al Consorzio Stabile La Marca, amministrato prima da Jessica Messina e poi da Nicoletta Pozzobon, moglie di Nicola Messina, la Prefettura di Treviso ha inviato l’interdittiva anche al Consorzio Stabile Lm Group, con sede in via Alzaia 5.
 
L’amministratrice commessa
 
L’amministratrice unica è Sabrina Pisano, un nome che fino ad oggi non era stato direttamente collegato alla famiglia Messina. La Pisano in città è conosciutissima, e molti l’hanno vista sedere all’interno del ne-gozio “Conte di Rocca Sicula” aperto a luglio in piazza San Vito. Qualcuno, 65 persone per l’esattezza, l’ha votata nel 2018 quando era candidata nella lista civica Mario Conte Sindaco.
 
l’appalto comunale
 
Il consorzio Lm Group è invece nato nel 2019, e al contrario degli altri ha ancora molte imprese associate, 54. Nel marzo scorso ha vinto un appalto del Comune di Treviso: Ca’ Sugana gli ha affidato i lavori per l’ampliamento della scuola elementare Don Milani di San Zeno con criteri a basso impatto ambientale. Una gara a cui hanno partecipato 85 imprese, ma alla fine l’ha spuntata proprio il Consorzio Stabile LM Group, con un ribasso d’asta del 21,173%, garantendo alle casse pubbliche un risparmio di 262mila euro su un prezzo di partenza di un milione e 260mila.
 
Da quell’appalto sono state escluse ben quarantatrè imprese per aver presentato offerte ritenute anomale dalla commissione di gara, che invece nulla ha avuto da eccepire sul consorzio trevigiano.
 
il “conte di rocca sicula”
 
Sabrina Pisano ha lavorato nella rappresentanza dei vini venduti da “Conte di Rocca Sicula” in alcune fiere, e oggi è responsabile del negozio di piazza San Vito, «serve più come ufficio di rappresentanza che come rivendita vera e propria. La cantina punta a vendere ai ristoranti e serviva una base in città», ha detto pochi giorni fa.
 
candidati e candidate
 
Insomma dalla rappresentanza agli appalti pubblici il passo è stato velocissimo. È la seconda volta che candidati a sostegno del sindaco Conte finiscono nel mirino della prefettura.
 
Già l’anno scorso il Consorzio Stabile Real Europe Group aveva ricevuto l’interdittiva antimafia, in quanto la Prefettura di riteneva fosse condizionabile dall ‘ndrangheta. Stessa conclusione a cui è giunta la prefettura di Treviso per La Marca e LM. Il Real Europe Group di Padova è amministrato dalla trevigiana Valeria Cacciolato, che nel 2018 era stata candidata nella lista Lega Nord.
 
Il sindaco Conte ha preso le distanze anche pochi giorni fa, ribadendo che all’epoca della composizione delle lista erano stati chiesti ai candidati dei certificati, e che all’epoca non c’era alcun dubbio su Cacciolato. Conte ha ribadito di non avere avuto rapporti diretti con lei. Un nome tra i tanti della liste che l’hanno sostenuto.
 
le spiegazioni di cacciolato
 
La Cacciolato aveva rispedito al mittente ogni accusa, smentendo rapporti con la criminalità organizzata, e anzi accusando le prefetture di utilizzare le interdittive con troppa leggerezza. Ed era stata lei stessa ad aver riferito che all’epoca dei fatti, sapeva di un altro consorzio interdetto senza motivo. Nel frattempo LM Gruop di Treviso aveva da poco ricevuto l’appalto delle scuola Milani dal Comune di Treviso
 
Il Comune revoca l'appalto
 
Il Comune di Treviso ha revocato l’appalto al Consorzio Stabile LM Group destinatario dell’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura. Si fermano dunque i lavori per l’ampliamento della scuola elementare di San Zeno, che nel marzo scorso erano stati affidati al consorzio guidato da Sabrina Pisano, candidata nel 2018 nella lista Mario Conte Sindaco.
 
massimo ribasso
 
Un appalto da 1 milione e 262 mila euro che la società trevigiana aveva ottenuto grazie ad un ribasso d’asta del 21% consentendo alle casse comunali di risparmiare 262mila euro. Ottantacinque le offerte che erano arrivate agli uffici comunali l’anno scorso, ma 43 erano state escluse perché ritenute anomale. Nulla da eccepire invece per Lm Group, che evidentemente, all’epoca, aveva tutti i documenti in regola.
I lavori si sono fermati alcuni giorni fa, e oggi è visibile la struttura costruita nel cantiere aperto a giugno.
 
I Consorzi Stabili, vale per Lm Group, e vale anche per gli altri riconducibili alla famiglia di Nicola Messina e interdetti dalle prefetture di Bologna, Padova e Treviso, non sono società in grado di eseguire lavori con il proprio personale. Hanno pochi dipendenti, anche uno solo; ma fanno da “contenitore” per piccole e medie imprese a cui una volta ottenuto l’appalto come Consorzio affidano il lavoro vero e proprio.
 
Stando al cartello del cantiere in via San Zeno, per la scuola Don Milani, LM Group ha affidato i lavori alla Giudice Costruzioni e Servizi srl di Gela (Caltanissetta). Per Treviso è accaduto il contrario dunque di quanto avvenuto in molti altri casi che hanno visto i consorzi ricondotti alla famiglia Messina vincere appalti al sud.
 
Ora ci vorrà del tempo però per sbloccare il cantiere. Ca’ Sugana vorrebbe affidarlo alla seconda impresa della graduatoria dell’appalto, ma prima andrà verificato lo stato dell’arte del cantiere e quantificato il valore dei lavori fin qui condotti per l’ampliamento della don Milani.
 
I pagamenti eseguiti fino alla data della revoca dell’appalto restano dunque validi, almeno che durante le analisi tecniche in corso da parte del Comune rivelino dei lavori non eseguiti a regola d’arte. E a quel punto Ca’ Sugana potrebbe tentare di rivalersi sul Consorzio.
 
«collegamenti certi e comprovati»
 
Per la città ieri è stato un altro brusco risveglio, sotto l’ombra allungata dalle interdittive antimafia delle tre prefetture. Perché questa volta non si è trattato di sedi o di uffici dei consorzi che operano in tutta Italia, ma di un appalto vinto in Comune, per la realizzazione di una scuola elementare.
 
Fermo restando che i diretti interessati si professano innocenti e esenti da ogni relazione con la criminalità organizzata, il Tar dell’Emilia Romagna e le prefetture non hanno dubbi, i consorzi (riferendosi a Ebg Group, La Marca e Real Europe Group) «risultano avere collegamenti certi e comprovati con soggetti appartenenti o contigui ad associazioni criminali di tipo mafioso».
 
Nicola Messina, amministratore di Ebg Grup, ha annunciato che impugnerà la sentenza del Tar al Consiglio di Stato, in quanto l’interdittiva sta escludendo i consorzi legati al suo ambito familiare (Ebg Group, Ebg, Reale Europe Group, La Marca e Lm) da ogni appalto. 
 
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L’appalto perso con Azienda zero
 
Ebg Group lo scorso giugno era stata esclusa da un appalto dell’Azienda Zero. Il consorzio stabile amministrato da Nicola Messina, e destinatario pochi mesi prima dell’interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Bologna, aveva fatto da “ausiliario” – ovvero aveva messo a disposizione le certificazioni in possesso delle consorziate – per un’impresa che aveva presentato l’offerta per la sostituzione dei serramenti esterni dell’Azienda Zero. Un appalto da poco meno di un milione di euro.
 
Ma i dirigenti aprendo le offerte e verificando i vari requisiti delle imprese, hanno scoperto che Ebg Group era stata oggetto dell’interdittiva antimafia, ed è stata quindi esclusa dall’appalto. 
 
L’impresa che l’aveva utilizzata per avere i requisiti invece non è stata esclusa in automatico, ma è stata invitata a trovare un’altra ausiliaria, pena l’esclusione della gara per la sostituzione dei serramenti. Alla fine l’appalto è stato assegnato, lo scorso 25 settembre, all’Impresa Antelli Antonio di Afragola (Napoli), che ha garantito un ribasso d’asta che consentirà all’Azienda Zero di risparmiare quasi 250 mila euro. 
 
Ma sono numerosissimi gli appalti a cui il sistema di consorzi riconducibili alla famiglia Messina ha partecipato. LM Group è l’ultimo nato, dopo Ebg, Ebg Group, Real Europe Group e La Marca; e insieme al consorzio padovano, è l’unico che non è, o non è mai stato, amministrato da un componente della famiglia Messina. Il Real Europe Group ha visto al vertice sempre Valeria Cacciolato, Lm Sabrina Pisano; entrambe trevigiane, entrambe con in comune la candidatura a sostegno di Mario Conte nel 2018.
 
Lm negli ultimi giorni è stato escluso da due appalti ottenuti nel Trevigiano. L’ultimo è quello per la manutenzione del verde dell’ospedale di Castelfranco. I lavori del valore di poco più di 180 mila euro erano stati affidati a novembre del 2019 alle Eos cooperativa sociale, che si era avvalsa però, come nel caso dell’appalto dell’azienda zero, delle certificazioni in possesso dell’Ebg Group. Quando però è arrivata l’interdittiva antimafia della prefettura di Bologna, i lavori sono stati bloccati e Eos ha dovuto trovarsi una nuova “ausiliaria”. 
 
All’Ulss ha presentato il contratto con il Consorzio Stabile Lm Group, sempre riconducibile alla stessa famiglia, ma non direttamente. E questo ha fatto sì che nessuno se ne accorgesse, finché a fine anno la prefettura di Treviso ha emesso l’interdittiva antimafia anche per il consorzio trevigiano. Da qui il nuovo intervento dell’azienda sanitaria, con Eos ha sostituito Lm Group con un Consorzio Stabile Opera scarl di Roma. Mentre il Comune di Treviso ha dovuto revocare l’appalto dato lo scorso marzo alla Lm Group per l’ampliamento della scuola elementare Don Milani di San Zeno. 
 
 
 
 
“Non ricordo bene, ma credo sia stato un amico comune a dirmi che una ragazza aveva voglia di candidarsi. E per l’altra candidata sarà stato un contatto: ma all’epoca nessuna delle due aveva alcun problema, nessun provvedimento e nessun carico pendente, il problema non sussisteva. Sono entrate esattamente come tutti gli altri 22 candidati, dando la disponibilità a correre». Così parlò il sindaco Mario Conte.
 
«Dopo quasi tre anni faccio fatica, corsero 224 candidati, fu un lavoro enorme di coordinamento», dice Alessandro Manera, braccio destro del sindaco e nel 2018 coordinatore della campagna elettorale e dello schieramento di 7 liste a sostegno del candidato leghista e del centrodestra compatto, «certo non sono entrate assieme.
 
In quel periodo si raccoglievano disponibilità, si contattavano le persone, e una delle richieste era l’assoluta assenza di provvedimenti o carichi pendenti, anche per le rigorose verifiche della commissione elettorale sulle liste. Né hanno poi avuto incarichi o altre forme di riconoscimento: l’appalto ha seguito un iter tecnico, da una commissione, non è stato certo deciso dalla giunta».
 
In casa Lega smentiscono imbarazzi, ma il fatto che non una ma ben due amministratrici di consorzi interdetti dalle Prefettura italiana ai sensi delle normative antimafia abbiano corso nel 2018 - una in lista Lega, Valeria Cacciolato, l’altra nella lista Conte, Sabrina Pisano – ha destato quantomeno sconcerto, e richieste di informazioni.
 
In molti ricordano la candidata Pisano, molto curata nell’abbigliamento («Era sempre “tappata”, non passava inosservata», ricorda un big), quanto attivissima ai banchetti e sul territorio, quanto delusa infine dal risultato «Era convinta di farcela, ci rimase molto male», dicono diversi colleghi e colleghe di lista, «si era impegnata moltissimo, era attivissima»
 
Il commissario provinciale Gianangelo Bof ha chiamato il K3, e ha chiesto anche spiegazioni a chi allora gestì la campagna elettorale di Conte: «Nessuna delle due è mai stata tesserata con la Lega, da quanto mi risulta una simpatizzava e si è avvicinata per candidarsi», spiega, «l’altra aveva dato una disponibilità a correre. Allora non c’era nulla, ripeto nulla, nei loro confronti, e nemmeno alcun carico pendente, dunque come partito siamo assolutamente tranquilli. E lo dico sapendo benissimo di cosa parliamo, a me da sindaco a Tarzo successe di ricevere una visita sospetta per un maxi progetto immobiliare: decisi di ascoltare, non dissi e non feci nulla».
 
Altri, in Lega, dicono che le due candidate siano finite una in Lega (la coneglianese Cacciolato) e una in Lista Conte (Pisano) per i problemi legati alla quote rosa, non tanto di numero quanto di distribuzione per i casi di omonimie, ticket e ripartizioni fra gli altri candidati del tridente Lega, lista Conte, lista Gentilini -Zaia. 
 
Alle elezioni 2018 il commissario comunale della lega era Mauro Michielon, che aveva da poche settimane ereditato l’incarico di Massimo Candura, incompatibile dopo l’elezione in Senato: «Gran parte del lavoro era stato impostato da lui, io l’ho portato a termine», spiega, «Ma siamo assolutamente sereni, non hanno avuto alcun incarico, e se devo essere sincere mi pare siano anche scomparse, nel partito ma anche nel gruppo dei simpatizzanti io non le ho più viste. E Non credo ci si possa imputare di non sapere prevedere il futuro».
 
 
 
«Io e la mia famiglia non abbiamo alcun rapporto con la criminalità organizzata».
 
Sono le parole di Nicola Messina, l’ingegnere residente a Padova, che con la famiglia e alcuni collaboratori amministra i consorzi destinatari delle interdittive antimafia delle prefetture di Bologna, Padova e Treviso.
 
Ebg Group, Real Europe, La Marca e Lm Group, tutti riconducibili a lei…
 
«L’interdittiva che ha innescato tutto è quella della prefettura di Bologna, che non è però basata su prove, nem-meno su indizi. Tanto che inizialmente era stata sospesa. Le altre prefetture si sono mosse di conseguenza, ma non hanno svolto ulteriori indagini».
 
Lei e la sua famiglia avete rapporti con la criminalità organizzata?
 
«Assolutamente no. Nessuno di noi ha nemmeno precedenti penali, tanto meno per reati a carattere mafioso. Abbiamo sempre operato nella legalità. Partecipare ad un appalto pubblico oggi significa essere sotto la lente d’ingrandimento degli enti appaltanti i controlli sono spasmodici».
 
Quindi tre prefetture si sono sbagliate?
 
«Come detto, Padova e Treviso hanno seguito l’interdittiva di Bologna. Forse i consorzi sono anche vittima di un luogo comune, avendo al loro interno del personale del Sud e aziende del Sud. Ma questo è legato al fatto che molti appalti dei consorzi sono in meridione, e avere un referente del posto è più pratico e utile. Inoltre le piccole e medie imprese hanno spesso difficoltà a partecipare agli appalti pubblici. È questione complessa, parliamo di imprese in cui il titolare spesso è anche l’operaio, e non ha la possibilità di conoscere gli aspetti tecnici di un ap-palto. È questo il punto di forza dei consorzi».
 
Ma il Tar dell’Emilia Romagna sostiene che due imprese, una di Casapesenna e una di Messina siano passate da un consorzio oggetto di interdittiva ad un altro in quel momento libero di operare, e sempre riconducibile a lei. Come se questo fosse un disegno…
 
«Il consorzio non ha fatto rientrare imprese oggetto di interdittiva, ma imprese al cui interno, secondo la prefet-tura, c’erano persone in qualche modo in contatto con l’ambiente mafioso. Ma questo la Prefettura lo sostiene per indagini condotte attraverso strumenti disposizione delle forze dell’ordine, non certo ad un consorzio che chiede la Soa (una certificazione data da un ente terzo) e la white list. Non c’erano quasi mai rapporti diretti con le imprese».
 
E come entravano a fare parte del consorzio?
 
«Venivano scelte in base alla certificazione e al tipo di lavoro che svolgevano. Venivano contattate dal commer-ciale sulla base di questi presupposti. Addirittura i contratti venivano firmata digitalmente, non c’erano contatti con i rappresentanti legali delle imprese».
 
Il Tar punta il dito anche contro la rete familiare che amministra i Consorzi e la Service & Consulting…
 
«Intanto quest’ultima non è oggetto di alcun provvedimento. È assolutamente normale che nella piccola e media impresa molti amministratori siano familiari. In Italia è una forma tipica».
 
Quali sono i rapporti con Valeria Cacciolato?
 
«È una persona di fiducia. Lavora con noi da tanto tempo».
 
Impugnerete le interdittive?
 
«Penso di si, al Consiglio di Stato. A fronte dei provvedimenti notificati sono stato costretto a interrompere la mia attività imprenditoriale pur fermamente dichiarandomi estraneo ad attività contrarie al codice etico di legalità». 
 

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