«Allarme tardivo, Alin poteva essere salvato»

L’autopsia: pesa sulla morte del 17enne l’omissione di soccorso dei tre minorenni che fumavano con lui uno spinello



Ad avere un ruolo determinante nella morte di Alin Vasile Lucut, il 19enne di Mogliano, morto all’ospedale una settimana fa, dopo 15 giorni di coma, potrebbe essere stato lo spinello oppure il ritardo con cui è stato dato l’allarme al 118 dopo che s’era sentito male. Si aggrava, dunque, la posizione dei tre ragazzini, tutti minorenni, indagati dalla procura dei minori di Venezia per omissione di soccorso e cessione di sostanze stupefacenti.

È questa la prima risposta che arriva dall’autopsia, effettuata dal dottor Antonello Cirnielli, sul corpo del diciannovenne d’origine rumena, che il 17 settembre scorso s’era sentito male mentre fumava uno spinello con tre minorenni al parco Arcobaleno. Secondo le indagini dei carabinieri della stazione di Mogliano, di fronte al malore di Lucut, il terzetto scappò via, forse per il timore di incorrere in seri guai, lasciandolo solo e in fin di vita. Fu poi un passante a dare l’allarme al 118. L’esame autoptico sul corpo di Alin Vasile Lucut ha dato una prima definitiva risposta: la botta alla testa, riportata dopo essere svenuto, non è stata determinante nel decesso del giovane.

Nel contempo però l’autopsia lascia aperte altre due ipotesi: che la morte possa essere stata determinata da una crisi cardiaca innescata dalla reazione all’inalazione della cannabis oppure che sia stato il tempo in cui il giovane è stato lasciato da solo agonizzante a pesare sul decesso. Determinante per chiarire gli interrogativi ancora aperti saranno le analisi sul cuore, i capelli e tossicologici. Nei guai sono finiti ora un 17enne di Martellago, che portò e cedette lo spinello, e altri due moglianesi di 14 e 16 anni. Tutti fuggirono dopo aver visto crollare a terra Alin Vasile, lasciandolo agonizzante a terra.

Ad autopsia terminata, la procura ha rilasciato il nulla osta per la sepoltura della salma del giovane. —

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