"Alberto è morto", choc a scuola Ma era uno scherzo degli amici

Studenti in lacrime, professori sconvolti, compagni di classe disperati. Poi si scopre che la notizia che girava su Facebook era una burla
Tome Treviso scherzo alberto filippi studente palladio
Tome Treviso scherzo alberto filippi studente palladio

TREVISO. Studenti in lacrime, professori sotto choc, compagni di classe disperati. Per poco più di mezz’ora, ieri mattina, nei corridoi del Palladio, l’istituto tecnico per geometri di Treviso, si è respirata un’atmosfera di dolore e tristezza. Sul profilo Facebook di uno studente di Quinta B, Alberto Fantin, 18 anni compiuti, era stata data infatti la notizia della sua improvvisa, tragica morte per un incidente stradale. Chi nella notte e all’alba di ieri si è collegato nel circuito delle amicizie virtuali ha, così, appreso la drammatica notizia attraverso una foto dello studente del Palladio accompagnata da poche parole: «Sei un vero amico: riposa in pace». In realtà, Alberto, nella notte, non era rimasto vittima di un incidente stradale, ma di un terribile- quello sì- scherzo di alcuni amici. Che ha scoperto quando alle 7.10 è suonata la sveglia per andare a scuola e lui si è messo davanti al computer. Quando ha visto il macabro annuncio, fatto da alcuni suoi amici, l’ha subito cancellato, togliendo la notizia dal suo profilo. Mai, però, avrebbe immaginato gli effetti che quella notizia, diffusasi nel frattempo a macchia d’olio, avrebbe provocato nella sua scuola.

È, infatti, poco prima delle 8 che la notizia inizia a circolare per i corridoi del Palladio. Verso quell’ora un’insegnante entra disperata nell’ufficio del vicepreside Pierangelo Magrini: «Gira la voce che Alberto Fantin è morto stanotte in un incidente stradale», grida. Parole che gelano il sangue. Magrini si attiva per farlo sapere al preside e quando raggiunge la palestra della scuola trova i ragazzi della Quinta B, indirizzo arti-grafiche, completamente sconvolti. Sono i compagni di classe del ragazzo che si crede morto. Alcuni ragazzi piangono, altri si stringono tra loro, altri ancora si isolano piangendo in solitudine la scomparsa.

Alberto, ignaro, nel frattempo, è per strada. La sua casa è a 10 minuti a piedi dalla scuola. Dopo aver eliminato dal suo profilo Facebook il macabro annuncio, non immagina l’accoglienza che lo attenderà di lì a poco al Palladio. Alla prima ora ha ginnastica e lui è anche in leggero ritardo. Un’altra coincidenza che rafforza gli effetti dello scherzo. Alle 8.30, lo studente varca il cancello d’ingresso della sua scuola e si dirige verso la palestra.

La scena è di quelle surreali. I suoi compagni di classe, che ne avevano fino ad allora pianto la morte, restano impietriti. Poi, passata incredulità e sorpresa, gli corrono tutti incontro felici. «Ma allora sei vivo», gli dicono. E Alberto capisce tutto. Capisce che la notizia s’è diffusa e che lui, per tutti, è morto. L’insegnante di educazione fisica corre in presidenza e avvisa che lo studente è vivo e che è stato vittima di uno scherzo di cattivo gusto. Per chiudere l’incidente, il vicepreside Magrini invita Alberto a comunicare la notizia del suo «ritorno alla vita» attraverso l’altoparlante che si collega alle singole classi dell’istituto. L’annuncio si diffonde: «Sono Alberto Fantin e dichiaro di essere in vita e di godere di ottima salute», è il formale contenuto della comunicazione. Nell’istituto esplode la gioia, anche tra gli studenti che non conoscono Alberto. C’è chi applaude e chi semplicemente ci ride su. Ma gli strascichi dello scherzo rimangono. Il vicepreside Magrini è diretto: «Su questa vicenda», dice, «c’è ben poco da scrivere e molto da arrabbiarsi. Questi non sono scherzi da fare ad un ragazzo che proprio oggi viene scrutinato per essere ammesso agli esami di maturità.

L’altra vicepreside, Micaela Baruffi, si dice allibita: «Non so come possa essere successa una cosa simile. Apprendere la morte di un compagno di classe è una cosa pesantissima. La classe era sotto choc, c’erano ragazzi che piangevano. Penso che scherzi di cattivo gusto come questi debbano essere perseguiti».

E non ci penserebbe due volte il preside del Palladio, Franco De Vincenzis, a denunciare il fatto, se solo ne avesse la facoltà: «Non ho aperto», spiega, «nessuna indagine disciplinare perché chi ha fatto questo brutto scherzo è estraneo al nostro istituto scolastico. Altrimenti non avrei avuto nessun problema a perseguire i responsabili. Penso che gli effetti di questo stupido scherzo siano andati oltre le intenzioni di chi l’ha fatto. Ciò non toglie la gravità del fatto. I compagni di classe si erano subito disperati ad apprendere la falsa notizia. È stata una mezz’ora davvero terribile. Per tutti: studenti ed insegnanti. Per fortuna, poi, tutto è rientrato. Spero che fatti come questo non si ripetano più in futuro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso