Al via a Pieve il riassetto societario Ascotrade, maggioranza in vendita

Operazione da 200 milioni. Utilitalia: non obbligatorio cedere il retail. Per la Holding un nuovo organo
Agostini Pieve Di Soligo assemblea Ascotrade
Agostini Pieve Di Soligo assemblea Ascotrade

PIEVE DI SOLIGO. Asco vara la riorganizzazione societaria, con il piano industriale adottato dal cda: massima concentrazione sulle reti, dove si cercherà un partner, cessione della maggioranza del ramo vendite, dunque Ascotrade. La prima operazione, quest’ultima, venir deliberata, verosimilmente già lunedì dal cda della quotata Ascopiave, convocato dal presidente Nicola Cecconato.

La maggioranza del pacchetto clienti, sono 700 mila sparsi per l’Italia, vale oltre 200 milioni (la stima per l’intero pacchetto supera infatti i 400 milioni) che poi Asco reinvestirà su reti e distribuzione, core business del futuro. Lo ha capito anche la Lega, ultima a convertirsi sulla via della distribuzione dopo che il riassetto in tal senso era stato chiesto invano per anni dai privati prima (sia dal fondo Amber in Ascopiave che da Plavisgas a livello della holding casa madre) e poi dal Pd. Adivisor dell’operazione sono Rotschild e lo studio Bonelli Erede.

Il bando metterà all’asta il 51% di Ascotrade. Già annunciato lo sprint, perché hanno manifestato interesse più o meno ufficialmente, più o meno con incontri, peraltro poco segreti, diversi colossi italiani e stranieri. Edison (che offre in contropartita due reti venete), ben vista dal leader della Liga Toni Da Re che si è visto più volte con Bobo Maroni, consulente del colosso milanese. E ancora Eni, Engie, e poi A2A, Alperia, E.On, la cordata Vivigas-Bluenergy, stando a quanto riporta Radiocor, che conferma poi le indiscrezioni del nostro giornale sull’interesse di Verona, per il polo veneto che tanto piacerebbe alla Liga veneta, insieme alla vicentina Aim. E resta da vedere cosa farà F2i, che pure si era mostrata interessata a entrare nella quotata Ascopiave (pare con il gradimento di Enrico Marchi, peraltro advisor del colosso di Pieve di Soligo nel riassetto e nella svolta a 180 gradi sui progetti futuri).

Paradosso dei paradossi, negli stessi giorni in cui matura la svolta a Piave una circolare di Utilitalia - l’associazione di categoria delle utilities, presieduta da Giovanni Vallotti (A2a), si fa forte delle sentenza del Consiglio di Stato sul contenzioso in corso nella holding fra i privati di Plavisgas e i comuni leghisti per ribadire che «non sussiste alcuna necessità di vendere le reti commerciali», come stabilito dai giudici di secondo grado a Roma, che ha hanno ribaltato completamente l’impianto di primo grado del Tar Veneto (e friulano).

E Utilitalia rilegge così anche il concetto di servizio generale di interesse pubblico, sia per il gas che per l’’ energia elettrica - dunque la legittimazione per i comuni e per la società miste – e ribadisce come la sentenza non abbia intaccato il principio della partecipazione azionaria dei Comuni anche minima. Ma rilancia, seguendo l’esempio dei comuni, organismi speciali come l’assemblea degli obbligazionisti che “raggruppi” in una voce sole i comuni soci, seppure singolarmente in quote minime. —

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