Al ricevimento col cane, il prefetto cacciato dal locale

Imbarazzo e stizza all’ultimo appuntamento della manifestazione di Cimadolmo, il titolare del locale è stato irremovibile
Il prefetto Maria Augusta Marrosu
Il prefetto Maria Augusta Marrosu

Olga ha resistito fino al risotto. Zitta zitta, quatta quatta, non l'aveva notata quasi nessuno. Quasi. Poi una cameriera, avvicinandosi al prefetto per cambiarle il piatto, non ha potuto fare a meno di vederla mentre si guardava intorno con i suoi occhi scuri. Due minuti dopo Maria Augusta Marrosu era costretta a uscire dal ristorante, minacciando denunce. Niente cani nel locale, nemmeno quelli del rappresentante del governo nella provincia.

L'incidente, che di diplomatico ha ben poco, è accaduto lunedì sera, al ristorante “Grave di Papadopoli”, meglio conosciuto come “Da Maurizio”, a Cimadolmo. Tutti a tavola per la serata conclusiva della rassegna “Bianco dolce fresco asparago”, uno dei più importanti eventi del territorio. Centoquaranta in sala: dagli organizzatori della kermesse ai tantissimi volontari che hanno dato una mano, fino ai sindaci del circondario e ai rappresentanti delle forze dell'ordine. L'invito, ovviamente, è arrivato anche in prefettura, come prevede il bon ton in questi casi. Così lunedì sera Maria Augusta Marrosu è arrivata a Cimadolmo, con l’autista, accompagnata dal marito e dall'inseparabile cagnetta Olga. Tanti sorrisi per tutti fin dalle 20.30, l'ora degli aperitivi, consumati alle capannine poste appena all'esterno del ristorante. Poi tutti a tavola. Ma appena dopo i risotti (e prima dell'oca con gli asparagi, considerato il piatto forte della serata) scoppia il fattaccio: una cameriera si accorge che in sala non ci sono solo i commensali, ma anche la piccola Olga. La cagnetta di Maria Augusta Marrosu, quasi assonnata nella borsetta a tracolla proprio di fianco al prefetto.

Maurizio Bassetto
Maurizio Bassetto

La dipendente di Maurizio Bassetto si precipita in cucina per informare il titolare, che sbatte i pugni: niente cani in sala. È la cameriera stessa a informare Maria Augusta Marrosu: «Qui i cani non sono ammessi». Così mentre il marito si alzava per far sgranchire le gambe a Olga, il prefetto andava in cucina a far valere le proprie ragioni. Cinque minuti di discussione in privato, ma nulla da fare: «Non vuole sentire ragioni, quindi noi ce ne andiamo». Il prefetto di Treviso, nella sostanza dei fatti, è stata messa alla porta, costretta a far alzare anche l’autista per ripartire in tutta fretta.

Non prima di guardarsi intorno alla ricerca del cartello che vieta l’ingresso ai cani e della minaccia di denuncia a carico del ristoratore di Cimadolmo. A nulla sono valsi i tentativi di mediazione del comandante dei carabinieri della stazione di San Polo e nemmeno quelli del colonnello Ruggiero Capodivento, comandante provinciale dell'Arma, ospiti della serata. «È il prefetto? Non mi interessa, qui nessuno entra con un cane. Fuori di qui», ha tuonato Bassetto. Così a metà cena Maria Augusta Marrosu ha salutato tutti, con garbo, e se n'è andata. «Sono furibondo», tuona da parte sua Maurizio Bassetto. Espressione eufemistica: il ristoratore di Cimadolmo ha un diavolo per capello. «La cameriera mi ha segnalato che c'era un cane in sala. E qui non entrano i cani. Mi ha fatto presente che era il prefetto, ma da me la legge è uguale per tutti. Eppure il prefetto ha insistito, ha detto che lei può farlo. E se non mi andava bene mi denunciava. Vuole denunciarmi? Si accomodi, lo faccia».

Imbarazzo generale, anche se l’episodio è sfuggito ad almeno metà dei commensali, perché la lite si è consumata in cucina. «È già capitato che arrivasse qualcuno con un cane: bastava spiegare loro che qui, per mille motivi, è meglio che non entrino e tutto si risolveva», riprende Bassetto, «i clienti se ne andavano con grande gentilezza. L’altra sera invece ho avuto la dimostrazione dell'arroganza delle istituzioni». Frasi che farebbero il pari con quelle pronunciate dal prefetto mentre se ne stava andando: difficilmente tornerà da Maurizio per quell’oca con gli asparagi rimasta in cucina.

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