Affreschi e palazzi La città veneziana diventa un volume

ODERZO. Un salto all’indietro di quattro secoli per riscoprire una città che oggi si può solo intravedere. È questa l'impressione che dà il libro "Oderzo veneziana", presentato a Palazzo Foscolo davanti a vari consiglieri e assessori, oltre ad un centinaio di opitergini. Una fatica lunga quattro anni, frutto di una lunga ricerca storica.
«Quattro anni per creare solo una base. Poi cercheremo di aiutare ancora la nostra città» dice però Maria Teresa Tolotto, direttrice dell'archivio del Duomo e coautrice del volume insieme all'architetto Cristina Vendrame e a Luciano Mingotto della Soprintendenza delle Belle Arti di Venezia e Treviso. Gli autori hanno dovuto scartabellare uno ad uno tutti gli atti emessi dalla parrocchia, alla ricerca di testamenti e passaggi di proprietà: «Se il moribondo dava ordine che venissero dette messe per un certo numero di soldi» racconta la Tolotto, «le doveva pagare chi entrava in possesso della casa, anche se non era un familiare». Una consuetudine che è meglio di qualsiasi nostro catasto contemporaneo. Vengono presi in esame le decorazioni dipinte dei vari palazzi: piazza Grande, la romanità di Oderzo, per poi passare all'architettura veneziana: il complesso della Maddalena, il castello, Palazzo Porcia in piazza Castello, Ca' Melchiorri in via Savonarola, la Casa dei Battuti in Contrada Rossa, Ca' Balbi e Battuti oltre a Ca' Saccomani (tutte in piazza Grande), Ca' Condulmer (oggi la casa canonica), Ca' Giorgio, Palazzo Lucheschi, Palazzo Tomitano e Palazzo Diedo-Saccomani (che oggi compongono il municipio), Palazzo Muletti-Porcia in via Garibaldi, Palazzo Foscolo, Villa Bortoluzzi, Villa Stefanel, Villa Loredan Gritti, Villa Stepski e Villa Giustiniani. Emerge il quadro di un'Oderzo ricchissima, anche culturalmente: Bernardino Tomitano diffonde i monti di pietà, Tommaso Amalteo è il segretario del cardinal Borromeo al Concilio di Trento. Oderzo si conferma una città a vocazione commerciale (l'attuale piazzale Europa era un enorme porto fluviale), e la ricchezza che affluisce nella cittadina consente un vero e proprio boom espansivo: fra Cinque e Seicento vengono realizzate le aree della Maddalena, del Borgo e di via Garibaldi. È in questo clima che Oderzo contribuisce, insieme a Treviso, Conegliano e Castelfranco, alla nascita della Marca gioiosa, caratterizzata dagli intonaci e dagli affreschi, ancora visibili agli occhi più esperti soprattutto per quanto riguarda le zone di via Garibaldi e via Umberto I: «Quelle vie dovevano apparire come una vera e propria quinta teatrale» afferma Cristina Vendrame. «I mercanti avevano bisogno di ostentare la loro ricchezza, e rappresentavano le proprie aspettative e le proprie speranze». È ancora Maria Teresa Tolotto ad indicare quale sia stato l'obiettivo di questo libro: «Far conoscere ed amare la nostra città. Questa è solo una base per organizzare una serie di percorsi turistici, il nostro sogno». Gli autori, infatti, hanno dato appuntamento a breve per la pubblicazione di un nuovo lavoro.
Niccolò Budoia
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