Adriano e Boba, il matrimonio dell’anno La veronica del campione “trevigiano”

Le nozze Panatta-Bonamigo sono state celebrate sabato a Venezia. A sposare la coppia il giudice Carlo Nordio 

LA CERIMONIA

«Mi ha chiamato, mi ha detto che viene». Anna Bonamigo, l’avvocato trevigiano, per tutti “Boba”, sale le scale di Ca’ Farsetti svelando l’ultimo “invito” di Adriano Panatta. Non a rete, ma a nozze. Sabato mattina il campione, settant’anni e non sentirli, e nemmeno dimostrarli - era già al piano nobile del palazzo sede del Comune di Venezia, ingannando il (lieve) ritardo della sposa con l’ultima sigaretta prima del rito, mentre chiacchierava con gli amici.

Servizio e volée: Adriano e Anna si sarebbero sposati pochi minuti dopo, con rito celebrato dal magistrato Carlo Nordio, grande amico della coppia, alla presenza del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, e di quello di Treviso, Mario Conte, accompagnato dal vicesindaco Andrea De Checchi.

Lei, Boba, era fasciata da un abito Dior tutto ricamato, gonna in plisset. Canonico bouquet e anello d i brillanti donatole dal campione, è entrata nel salone accompagnata dai nipoti e dalle note di Ennio Morricone. Lui l’attendeva in blu, cravatta leggermente più sfumata, e fiore all’occhiello. In pochi minuti, Panatta firma la sua veronica più bella, in uno scenario impareggiabile, l’accompagnamento di viole e violini, l’applauso scrosciante degli invitati. Le nozze dell’anno hanno suggellato una storia d’amore che dura da sette anni e che ha portato Panatta a diventare uno dei più famosi trevigiani d’adozione

Sulla coppia è “piovuto” il primo tributo di Nordio, celebrante ufficiale: «Sono onorato di unire due cari amici, che sono due leggende», ha detto il magistrato, svelandosi metà veneziano e totalmente trevigiano, «Adriano lggenda del tennis, uomo con la grandissima qualità di prendere le cose sul serio ma non se stesso, e che arricchirà Treviso con la sua nuova attività (il complesso Racquet Club in zona Ghirada, nuova cittadella tennistico sportiva, ndr). E Anna, leggenda trevigiana, generosa, solare e donna immensamente ricca di buonsenso». Quindi agli sposi è stato letto il messaggio benaugurante del governatore Luca Zaia, che citava Platone e il simposio laddove il commediografo Aristofane narrava il mito dell’amore come «il ricongiungimento di due mezze sfere». Panatta ha smentito ogni emozione – glielo hanno chiesto praticamente tutti, ha risposto con altrettanti “passanti” – sottolineando invece la «bellezza della giornata, dello scenario e assicurando: «Tutto andrà bene». Era circondato dai figli Rubina, Niccolò e Alessandro, dal fratello Claudio e dalla sorella Laura, e dai nipoti, con cui aveva trascorso il fine settimana in Laguna. Anche la sposa aveva scelto Venezia – fra Harry’s Bar e piazza san Marco – per congedarsi venerdì sera dal suo nubilato.

Entrambi sono al secondo matrimonio: si sono concessi a fotografi e cronisti, con un ultimo bacio all’uscita, rispettando anche l’obbligo della mascherina, prima e dopo il rito. Testimoni di lui Philippe Donnet, ad di Generali, con consorte, e Attilio Fanini; di lei le amiche Gabriella De Girolamo e Maria Claire Legramandi. Brugnaro consegna un dono alla coppia, quindi le foto di rito. «Essere la signora Panatta è un vero onore», dice lei. Poi via, verso palazzo Morosini, per il banchetto. Auguri agli sposi.

E figli maschi? Per la verità, alla lettura del relativo passaggio del codice civile, Panatta ha sfoderato una smorzata delle sue, con concessione alla sua Roma: «’Sta cosa si poteva saltà, alla nostra età...».

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