Addio Sandro Gasparini, il lirico incisore che fece “la scarpa” a Moser

Aveva ereditato la passione dal padre, Domenico, scultore e cesellatore specializzato in arte sacra
Un giovanissimo Andrea De Adamich con il modellino realizzato da Gasparini
Un giovanissimo Andrea De Adamich con il modellino realizzato da Gasparini

TREVISO. Aveva ereditato la passione dal padre, Domenico, scultore e cesellatore specializzato in arte sacra. Poi, tra i giochi di bambino in bottega e la curiosità del piccolo apprendista, ha imparato l’arte di lavorare le materie preziose e lasciare il segno. È iniziata così la lunghissima storia di Sandro Gasparini, storico incisore trevigiano morto il 17 febbraio fa tra l’affetto della famiglia. Era andato in pensione qualche anno fa, sicuro di aver lasciato tutta la sua sapienza nelle mani del figlio Carlo, e certo così che l’arte di famiglia sarebbe continuata oltre i cent’anni. Ma alla bottega, fino a quando la malattia non gliel’ha impedito, non ha mai rinunciato. Un occhio ai lavori, uno agli attrezzi che avevano contraddistinto i suoi 82 anni di vita. Ma anche un orecchio alla musica che da giovane lo aveva portato a calcare anche il palco del Comunale come lirico, cantando arie leggere e grandi successi anche in tanti altri teatri della città. Un amore, quello per il canto, che aveva dovuto accantonare per la bottega.

La prima, quella con papà Domenico, era in piazza della Vittoria, quando la città pullulava di artigiani. Poi il trasferimento sotto il cavalcavia della stazione dei treni dove ancora fa bella mostra di sè la vecchia insegna di famiglia disegnata dal genitore. Infine in viale Brigata Marche dove ancora lavora il figlio «Alla stazione ha lavorato per 50anni», racconta la moglie Luigina con cui ha condiviso 64 anni di matrimonio, «creando opere bellissime e lavorando sempre con umiltà, serietà e passione». Fu proprio per queste sue doti che gi vennero commissionate alcuni pezzi unici, entrati nella storia dello sport italiano. Fu lui infatti a creare la scarpetta d’oro, con cui venne premiato il record dell’ora di Moser, e fu sempre lui a ricevere l’incarico dalla Pagnossin per disegnare e forgiare una formula 1 in oro da regalare a Andrea De Adamich. «Pesava chili», racconta ancora la moglie, «era bellissima, rimasero tutti a bocca aperta». Si lavorava di lima e martello assecondando anche le richieste di alti prelati e diocesi che chiedevano arredi e preziosi per cui l’arte orafa di Gasparini era fondamentale e quindi richiestissima.

Lascia la moglie Luigia, la figlia Neva e il figlio Sandro, ma anche un nuovo vuoto nella schiera degli artigiani che hanno fatto la storia e la bellezza di Treviso. 

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