Addio bar Borsa, dopo 61 anni chiude lo storico locale di Treviso

TREVISO. Chiude il bar Borsa. Il 31 ottobre Denis Mistro, che lo gestiva dal 2005, abbasserà le serrande. Quattro dipendenti si sono già licenziati, 8, avvertiti della chiusura, saranno licenziati e dovranno cercare altri lidi professionali. Mistro si concentrerà sul ristorante Cavallino a porta Sant Quaranta, sul Lingotto in Fonderia, e sul suo servizio catering.
Dopo 61 anni, si spegne un angolo non qualsiasi di Treviso e del centro storico. Lo ha aperto il mitico Zoppè, quel bar, contestualmente al taglio del nastro della Camera di Commercio, nel lontano 1955; poi le gestioni di Albertini e della Quality Cps, prima dell’approdo di Mistro.
In attesa di conoscere cosa succederà allo stabile di pizza della Borsa – che la Camera di Commercio vuol vendere e/o valorizzare per l’annunciato trasloco all’area Appiani – Mistro racconta, con non celato dispiacere, come abbia maturato la sua scelta.
«Il contratto del 2005 era il canonico 6+6, la Camera mi aveva inviato la disdetta l’anno prima come da contratto, annunciando un nuovo bando. la scadenza naturale era il 31 maggio, in seguito ci sono stati contatti ma alla fine la Camera mi ha proposto una proroga fino al 31 dicembre. Un accordo si debba fare in due, credo: avevo chiesto delle agevolazioni sul canone di affitto, rispetto all’impossibilità di fare alcuna programmazione, non ho visto alcuno spiraglio. A quel punto, non avendo saputo più nulla del bando, ho ritento non ci fossero più le condizioni. Né economiche, mancando ogni certezza sul futuro, né di servizio perché con meno uomini non posso garantire ancora il servizio, dalle 7,30 alle 2,30 del mattino, dato in questi 12 anni di apertura. A tutt’oggi, peraltro, del bando non si sa nulla; nessuno può investire sena un minimo di certezze»
Nei primi 10 giorni di novembre Mistro svuoterà il locale. «Non posso nascondere il mio profondo dispiacere, per il personale in primis, una squadra preparata e professionale, e per quello che il bar era diventato in questi 12 anni. per una clientela a 360 gradi, ma anche per lacittà. Credo che alla base di tutto ci siano ragioni che esulano dal contratto, forse politiche; fino a pochi anni fa si diceva “non si andrà all’Appiani” , ora mi pare si sia cambiato idea. E ricordo anche cos’era l’isolato quando siamo arrivati qui: dormitorio di sbandati, bande, gang, ubriachi. Abbiamo abbellito il fronte della piazza e contribuito a riqualificare tutta la zona».
Dal suo osservatorio, Mistro ha visto evolvere la città. E lo dice apertamente: «Nei primi anni 2000 era ancora attiva, poi c’è stata la crisi, negli ultimi tempi c’è un ritorno di turisti e di tanta gente, è innegabile; siamo tornati ai tempi delle prime grandi mostre di Goldin a cavallo del Duemila». E la sicurezza? «Zone buie ne restano, ma dopo il 2000 i commercianti qui avevano assoldato in orario diurno i vigilantes, La situazione è migliorata, certo restano angoli con qualche problema, ma è stato sempre così, anche prima. E credo proprio che rispetto ad altre città siamo una realtà felice»
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