L’acqua sgorga un metro sottoterra, il Cantarane spinge sotto viale Battisti
Gli scavi di Ats hanno svelato la storica area umida del centro storico: la grande falda lì dove cadde la gru e oggi c’è il tappo dell’ex Provincia

C’è una vecchia cartolina del 1889 negli archivi della Società Iconografica Trevigiana. L’immagine è quella di un rio con una quindicina di donne intente a lavarvi a panni. Alla destra del corso d’acqua nulla: prato; alla sinistra arbusti, sul fondo due edifici in primo piano e altri che si confondono dietro.
L’immagine, se l’avete focalizzata, è quella di viale Cesare Battisti 130 anni fa circa. La strada non c’era, ma il canale sì, ed è lo stesso Cantarane che oggi scorre limpido a lato del viale e che è solo un pezzo della grande sorgente che spinge ad appena un metro sotto la città tra via San Liberale, viale Cesare Battisti, via Sauro e D’Annunzio.
I reperti archeologici emersi durante i lavori all’ex Provincia e quelli più recenti per la condotta fognaria di Ats raccontano come lì ci fosse il limite della città medioevale, con tanto di mura e volte per far scorrere l’acqua. Ma gli ultimi scavi fatti dalla società dell’acqua in tutto il quadrante nordovest del centro hanno permesso anche di svelare quanto sia forte ancor oggi – e forse più di ieri – la spinta di quella fonte di acque chiare.
In questi giorni, in viale Cesare Battisti, molti hanno immortalato lo scavo riempito d’acqua fino a meno di un metro dalla superficie. Nulla c’entrava la pioggia. Era il Cantarane con le sue sorgive, quelle di una falda che spinge a valle delle De Amicis, allargandosi in quel crocevia di strade che oggi divide una delle aree più basse del centro storico.
«Mai come lì abbiamo dovuto utilizzare le pompe idrauliche, a ciclo continuo, per poter lavorare» dicono gli operai di Ats. Per lo scavo all’incrocio tra via Battisti e San Liberale sono serviti quattro tubi d’aspirazione in contemporanea. L’acqua, prosciugata quando i motori funzionano, risale non appena i macchinari vengono spenti come un polmone che torna a respirare sotto la spinta di una pressione costante. Cantarane, non a caso. Una coincidenza che proprio lì, in quel crocevia di strade, il terreno sotto la gru che restaurava l’ex Provincia cedette in una voragine che fece precipitare il braccio metallico sull’edificio?
Per costruire il grande condominio che oggi sorge al posto dell’ex palazzo amministrativo è stata scavata e realizzata una immensa vasca di cemento armato che ha indirizzato l’acqua sotterranea altrove. Dove? Dove ha trovato spazio. Forse solo un po’ più su, tanto da sgorgare non appena si scava ad appena un metro dall’asfalto come succede oggi in viale Battisti. Altrimenti nessuno lo sa.
È noto che qualcuno dei residenti della zona abbia lamentato nei mesi passati allagamenti più frequenti degli interrati. Certo è che quando passano i bus, lungo alcuni strati di quella strada, si avverta il terreno molleggiare come fosse un materasso d’acqua. E tale è, di fatto: terreno intriso. Tanto che quando la vecchia Lega immaginò un park multipiano in via Sauro dovette fare marcia indietro visti i risultati dei carotaggi: sotto c’era acqua a go go, l’acqua che oggi riempie lo scavo di Ats, che verrà pompata via prima di richiudere la buca ma non verrà spinta via, «tornerà su inzuppando tutto» spiegano gli stessi tecnici della società. Cantarane, lago sotterraneo o fiume che sia, resta Cantarane. Ma poche volte lo si è potuto vedere come in questi giorni di cantiere. —
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