Accesso abusivo ai database denuncia bis all’impiegata

SPRESIANO

Si apre un nuovo filone nella lite tra il Comune di Spresiano e Gabriella Genio, la dipendente già condannata per peculato. Il municipio questa volta ha deciso di denunciarla per “accesso abusivo al sistema informatico” e pochi giorni fa si è costituito parte civile, con l’incarico agli avvocati Francesco Stilo e Marta Labozzetta nel procedimento che vedrà il prossimo 11 marzo l’udienza preliminare. Secondo la ricostruzione operata dal Comune, Genio, una volta trasferita dall’Anagrafe ad altro settore perché rinviata a giudizio – e ora anche condannata in secondo grado – avrebbe utilizzato il suo ruolo di dipendente pubblica per entrare nel software del Comune e appropriarsi dei dati contenuti nelle schede di 185 cittadini.

Erano quelli per cui erano stati incassati i soldi al posto delle marche da bollo? Il Comune ne è convinto, anche se al momento l’ex dipendente del Comune non ha spiegato le ragioni di questa operazione. In ogni caso, non essendo più Genio all’Anagrafe, avrebbe dovuto fare una richiesta di accesso agli atti per avere quelle 185 schede. Il sindaco Marco Della Pietra, in qualità di rappresentate del Comune, ha deciso di costituirsi parte civile anche in questo procedimento, in quanto “la risonanza del procedimento penale nei confronti del dipendente rischia di compromettere il rapporto fiduciario dell’ente con i propri utenti, nonché di arrecare un notevole danno all'immagine e alla credibilità di quest’ultimo”.

Sono tre i procedimenti che oggi vedono opposti il Comune e la sua ex dipendente. Quello principale ha visto la Corte d’appello fare uno sconto di pena all’impiegata, condannata a 2 anni e tre mesi per peculato, e interdetta dai pubblici uffici per oltre due anni. Nelle prossime settimane Genio, con il suo legale, l’avvocato Cristiano Biadene, dovrà decidere se continuare con il ricorso in Cassazione. L’impiegata a settembre ha contrattaccato denunciando per falsa testimonianza il sindaco Della Pietra e Riccardo Missiato, primo cittadino nel 2014, quando scoppiò il caso. —

federico cipolla

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