A Castelfranco la storia di Pietro diventa una fiaba: «Non cammina ma tutti lo aiutano»

CASTELFRANCO. «Pietro non parla, non cammina, si muove in carrozzina e c’è sempre chi fa a gara per spingerla. Lui, divertito si affida di volta in volta a mani nuove, dispensando gratitudine con i suoi grandi occhi neri». Recita così l’ultima pagina del libro “Le parole di Pietro”, favola per bambini scritta e illustrata da Martina e Marika Lavander per l’asilo parrocchiale di Fanzolo.
Una favola per bambini che racconta la storia – vera – del piccolo Pietro che, dopo le prime ore del parto, è stato vittima di una crisi respiratoria che ne causò una paralisi cerebrale compromettendo le funzioni neurovegetative.
Una favola nata dopo un lungo percorso educativo iniziato due anni fa con un libriccino rivolto a tutti i genitori della scuola dell’infanzia: “La scuola che include” era il titolo. Grazie alla disponibilità di mamma Raffaella e papà Diego, assieme alle maestre e a tutto il personale scolastico, adesso è stato pubblicato un racconto per bambini, “gb Editore”.

È una favola che parla di coraggio, comprensione, amicizia e amore anche di fronte alle più struggenti differenze fisiche e motorie. Vien da chiedersi: come mai rivolgersi proprio ai bambini?
Nella prefazione curata dalle maestre della scuola e dai genitori di Pietro, si legge: «La nostra società non è ancora del tutto preparata e organizzata per l’accoglienza di bambini speciali o di persone con disabilità. Grazie alla scuola dell’infanzia di Fanzolo è stato possibile avviare un percorso di inserimento, integrazione, accettazione e condivisione».
Un libro che nasce dall’incontro di varie esigenze che si sono sviluppate dentro all’asilo di Fanzolo: maestre, genitori dei bambini e i genitori di Pietro volevano tutti raccontare questa esperienza sociale e relazionale, vissuta nella gioia e nel confronto quotidiano.
Un libro che racconta ai più piccoli la “diversità” grazie a un linguaggio scarno che presta ampio spazio a illustrazioni commoventi. E come tutte le storie, anche questa ha i suoi protagonisti che svettano su tutti gli altri.
Nel nostro caso, il fulcro è lui, Pietro e poi ci sono i suoi genitori e il suo fratellino più piccolo.
Raccontano così, mamma Raffaella e papà Diego, il loro “sì” alla vita in ogni suo aspetto, in ogni sua forma, in ogni sua difficoltà. Lo stesso “sì” che ha poi contaminato l’intera scuola e i bambini tutti. «Subito dopo la nascita», raccontano, «una volta apprese le condizioni del nostro primogenito, abbiamo lottato con tutte le nostre forze e con speranza… la speranza, quel sentimento che ci ha fatto pensare che in un mondo dove nulla è perfetto allora può esserci posto anche per Pietro».
Oggi, a distanza di 6 anni, «nostro figlio ci insegna quotidianamente che si può vivere anche così, senza se e senza ma, e che tutto il resto è in più». Due genitori forti e grintosi, va detto e ribadito.
«La vittoria più grande è arrivata quando ci ha sorriso per la prima volta; un risultato incredibile che ci ha riempito il cuore». Raffaella e Diego si fanno ascoltare e trasportano nel loro vortice di forza e vitalità. «Quel sorriso ci ha dato la forza di reagire e combattere. La disabilità ha fatto irruzione nella nostra famiglia senza chiederci il permesso, ci ha messo di fronte a realtà sconosciute e ci ha fatto conoscere realtà e mondi nuovi».
La loro vita «scorre in una nuova dimensione che scansa l’ignoranza, il pregiudizio e la paura che leggiamo quotidianamente negli occhi di chi percepisce Pietro come un diverso». Pietro ha insegnato a tutti cosa sia il coraggio, ha insegnato che avere successo significa superare le proprie paure e che le barriere no, le barriere non esistono. Anche questo racconta la “fiaba reale” raccontata nel libro per i bambini.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso