I camosci scendono a Vittorio Veneto: avvistati in Val Lapisina

L’avvistamento a nord della città, episodio insolito. Il vicesindaco Dus: «La Lapisina rappresenta un vero gioiello naturale e turistico». L’arrivo degli ungulati offre opportunità per lo sviluppo sostenibile

Francesco Dal Mas
Uno dei camosci avvistati in Val Lapisina
Uno dei camosci avvistati in Val Lapisina

 

Nonostante un’autostrada, una statale, la ferrovie, ecco i camosci. Sì, in Val Lapisina, quindi nella periferia di Vittorio Veneto. «Sabato (19 luglio, ndr) mattina all’alba, in compagnia di Franco Alpago, ho potuto vedere un bellissimo camoscio rosso e so che molti altri sono stati censiti» testimonia Marco Dus, vicesindaco, ribadendo che «Vittorio Veneto vuole diventare la capitale della biodiversità».

Tanto più, afferma, che è anche sede del comando dei carabinieri forestali e della biodiversità. I camosci popolano i versanti del Visentin e scendono talvolta fino a valle.

Nonostante l’autostrada

«La Val Lapisina rappresenta un vero e proprio gioiello naturale, nonostante la presenza impattante dell’autostrada che segnato questo territorio in modo irreparabile. Parliamo di un ecosistema ricco e diversificato che ospita una varietà di specie animali e vegetali, molte delle quali di notevole importanza conservazionistica. Tra queste, spicca la presenza del camoscio – sottolinea Dus -, un ungulato simbolo delle Alpi, la cui popolazione in quest'area è un indicatore della salute e dell'integrità dell'ambiente montano. La sua presenza testimonia la qualità degli habitat presenti e l'efficacia delle misure di tutela adottate».

Secondo il numero due dell’amministrazione Balliana, la conservazione del camoscio offre significative opportunità per lo sviluppo sostenibile del territorio.

Il progetto

Ed ecco il progetto. «La Val Lapisina può diventare un punto di riferimento per l'ecoturismo, attirando visitatori interessati all'osservazione della fauna selvatica, all'escursionismo e alla scoperta di paesaggi incontaminati. Questo può generare benefici economici per la comunità locale attraverso l'incremento di servizi turistici, strutture ricettive e attività connesse, sempre nel rispetto dell'equilibrio ecologico».

«Inoltre – aggiunge Dus - la Val Lapisina si presta come laboratorio naturale per studi e ricerche scientifiche, contribuendo alla conoscenza e alla salvaguardia delle specie alpine. La sua unicità può rafforzare l'identità del territorio, promuovendo un turismo consapevole e responsabile che valorizzi il patrimonio naturale e culturale della zona».

Come dimostrano i censimenti da parte delle ERiserve di Caccia sia sul Visentin che sul Pizzoc, queste versanti ospitano altre specie molto particolari, dalla conturnicie al gallo forcello. Senza dimenticare i più comuni cervi, caprioli, mufloni. E lupi, ben s’intende. L'amministrazione comunale intende, dunque, collaborare con le stesse Riserve per garantire la biodiversità faunistica. Che passa, però, per il contenimento del cinghiale, una presenza forse la più numerosa e senz'altro la più avversata. —

 

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