Rossi e il Kinè: le mani sui campioni della canoa

CONEGLIANO. Ha solo 39 anni ma un’esperienza, ai massimi livelli sportivi, da non temere confronti. Alex Rossi, socio con Antonio Poser del centro fisioterapico Kinè di Conegliano (laboratorio che...

CONEGLIANO. Ha solo 39 anni ma un’esperienza, ai massimi livelli sportivi, da non temere confronti. Alex Rossi, socio con Antonio Poser del centro fisioterapico Kinè di Conegliano (laboratorio che rimette in forma i campioni, tra cui le neo scudettate pantere dell’Imoco Volley, i professionisti italiani del Golf, nomi noti dello sci, del ciclismo, del calcio e del running) sta per volare a Rio al seguito della nazionale di canoa, quest’anno rappresentata da due soli atleti, Stefania Horn e Giovanni De Gennaro. Una tradizione che si rinnova, per il titolato studio di fisioterapia, che segue la nazionale di canoa dalle Olimpiadi di Atene e ha partecipato alle spedizioni di Pechino e (con lo stesso Alex Rossi) Londra, dalla quale l’Italia tornò con le clamorose medaglie di Daniele Molmenti. «L’operazione Rio», racconta Rossi, «è partita molto presto, con operatori del Kinè prima nel ritiro della nazionale, poi con due inviati, per una decina di giorni a testa, a Rio. Ora, il 5 agosto, per le gare, tocca a me». Per capire l’importanza del fisioterapista al seguito, basti sapere questo: per una questione di budget il Coni, per la spedizione della canoa italiana, ha lasciato quest’anno a casa il medico. Ma non ha rinunciato ad uno specialista come Rossi. «Quest’anno sarà difficile», dice Alex «ci sono problemi di pass, ci sono problemi di sicurezza, vivremo pressocché blindati in un villaggio vicino al campo gara, purtroppo non vicinissimi agli atleti. Di cui condivideremo l’allenamento della mattina, seguito subito da un trattamento alla muscolatura, trattamento che sarà ripetuto poi nel pomeriggio». L’atmosfera olimpica sarà comunque magica. «È un’esperienza unica, da provare, non ci sono mondiali o gare internazionali che tengano, a confronto. Alle Olimpiadi si vive una pressione addosso incredibile», dice Rossi. E qua entra in gioco proprio il ruolo del fisioterapista, oltre che quello dello psicologo al seguito della squadra. «Sì, perché in realtà il lavoro importante è già stato fatto, sui muscoli dell’atleta: all’Olimpiade si arriva preparati, ma noi, lì, dobbiamo essere pronti ad ogni evenienza, ai problemi dell’ultimo momento, che sono spesso psicologici: la tensione è tale che l’attesa di una gara si tramuta in una lunga “notte prima degli esami”. Ecco, il fisioterapista deve dare sicurezza all’atleta, prima di tutto con la presenza stessa, poi con i consigli, con la capacità di sdrammatizzare. Deve essere pronto a intervenire ma soprattutto non deve creare ulteriore stress, evitare che la pressione diventi eccessiva». Comunque vada, per Alex Rossi e lo staff del Kinè, un’altra appagante esperienza professionale. (r.b.)

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