Carminati, il trevigiano che fa correre il City
Da Vittorio Veneto a vice di Mancini a Manchester: «Alleno Aguero e Dzeko con il gps»

RICCHI E VINCENTI. I giocatori del Manchester City esultano dopo una vittoria. Nel riquadro a destra, il manager Roberto Mancini
MANCHESTER.
«Costretti a vincere». In due parole Ivan Carminati fissa la mission del Manchester City in questa stagione iniziata in maniera sfavillante, tre successi su tre partite giocate in Premier League e il primo posto in classifica insieme allo United. «Àivan», come lo chiamano in Inghilterra, è l'allenatore trevigiano che sta facendo correre Dzeko e Aguero come non mai, fitness coach (preparatore atletico) dei blues dal dicembre 2009, al seguito di Roberto Mancini che l'ha voluto con sé alla Lazio, all'Inter e nell'avventura britannica. Ci riceve nel magnifico training centre del City a Carrington, nel verde, a 40 minuti di autobus da Piccadilly Gardens. È la settimana dei ritiri con le Nazionali, oggi all'allenamento ci sono solo due giocatori della prima squadra, il nuovo acquisto Hargreaves e il dodicesimo, e poi i ragazzini della Primavera. Sessantamila metri quadrati, sei campi da gioco, palestra, piscina idromassaggio, sala video per analizzare i match. Nel piazzale, presidiato dagli uomini della security, si lavano le fuoriserie dei calciatori. Certo ne ha fatta di strada, il 57enne professore di ginnastica partito da Vittorio Veneto nel 1987. «Qui siamo in affitto - precisa -, stiamo costruendo un nuovo centro sportivo di proprietà vicino allo stadio». Costerà 50 milioni di sterline.
Lo sceicco Mansour non vi fa mancare nulla. Quest'estate 91 milioni per la campagna acquisti, con i colpi Aguero (45) e Nasri (25).
La società è fortissima, l'organizzazione un modello: siamo obbligati a vincere la Premier. Non sarà facile: United e Chelsea sono più abituati. Ma la vittoria in FA Cup è come se avesse fatto scattare in noi una molla.
Quanto guadagna il fitness coach della squadra più ricca al mondo?
Ho fatto per anni l'insegnante: un anno qui ne ripaga tanti da prof. Diciamo che non ho la valigia di cartone.
Ma è vero che a Manchester si sta così male, come dice Balotelli?
Ho qualche anno più di lui e bado prima di tutto al lavoro. Qui siamo messi nelle condizioni migliori. Sono orgoglioso di stare a Manchester che, in questo momento, rappresenta il massimo del calcio in Inghilterra. Se poi vogliamo parlare del clima, beh, chiaro che tutti preferiremmo essere alle Maldive.
Ma Balotelli è come lo vediamo in tv?
Mario è un bambinone.
Amato o contestato dai tifosi?
Piace proprio perché è crazy.
Troverà spazio in prima squadra?
Dipende da lui. Come per Tevez. Abbiamo cinque grandi attaccanti, se la gioca.
Dove abita lei qui a Manchester?
Ad Alderley Edge, a 20 minuti da qua, dove vivono anche Mancini e gli altri italiani del City con le famiglie. C'è una scuola internazionale per i nostri figli.
Come la mettiamo con il cibo inglese?
Non male la carne, ma quando usciamo a cena, con Mancini e lo staff, una sera a settimana, scegliamo uno dei tre ristoranti italiani di Manchester: San Carlo, Cicchetti o Rosso. Roberto quest'anno ha voluto un cuoco italiano per la squadra. La qualità è molto migliorata.
Che giudizio mi dà di Mancini?
Ci siamo conosciuti alla Lazio nel '97, quando ancora giocava. Grande personalità già da calciatore. Ha dimostrato di stimarmi, e la cosa è reciproca. Lo considero anche un amico.
Con Treviso che rapporti mantiene?
A Vittorio Veneto ci sono la mia mamma, Teresina e mio fratello Gianni. Purtroppo riesco a tornare una sola volta l'anno. A Serravalle ho anche comprato casa. In Italia ho altre due sorelle, Alessandra e Maria, che vivono a Zocca e a Lentiai.
Cosa le manca di più della Marca?
La quiete di Serravalle e Santa Augusta. Anche se poi, quando sono lì, mi manca l'adrenalina di Manchester.
Chi è il calciatore più forte che ha mai allenato?
Nedved, alla Lazio. Si allenava anche a Natale. Se gli dicevi di fare 10 ripetute, lui ne faceva 20. Il sogno per ogni preparatore.
Il più forte ammirato in campo?
Facile: Messi. Ma mi piace anche Iniesta.
Il trevigiano più forte di sempre?
Del Piero, che ho avuto in nazionale nel 2000.
Il più forte che avete oggi al City?
Rispondo la squadra: al di là dei campioni, dei Silva, dei Tourè, quest'anno la nostra forza è il collettivo.
Come spiega la trasformazione di Dzeko, l'anno scorso titubante e quest'anno fenomeno?
La settimana prima del Tottenham gli avevo visto fare le salite in allenamento come non mai. Gli ho detto: sembri il fratello di quello dell'anno scorso. E lui: è perché quest'anno ho fatto tutta la preparazione con voi e ho capito che gli arbitri qui in Inghilterra non fischiano mai.
Chi vince la Champions League?
Davanti a tutti Barcellona, Madrid, United. E speriamo di dire anche noi la nostra.
Lo scudetto in Italia?
Vedo ancora favorito il Milan, poi l'Inter. Al terzo posto la Juve.
Gli Europei del 2012?
La Spagna mi pare più avanti degli altri. Ma Italia e Inghilterra potranno dire la loro.
Come si allena oggi un top player al City?
Con il cardiofrequenzimetro e il gps. Misuriamo la distanza percorsa ogni giorno e la velocità media. E facciamo compilare un questionario ogni giorno.
Com'è organizzato lo staff tecnico?
Siamo in sette: oltre a Mancini e a me, Kidd, Platt, Lombardo, Salsano e Battara. Facciamo una riunione al giorno.
La novità tattica del momento?
Il giocatore eclettico. E Il tentativo di fare a meno di un difensore a vantaggio di un calciatore tecnico in più, come il Barcellona per Fabregas.
Mancini tornerà in Italia?
È concentrato a realizzare il progetto qui al City. Nel futuro per lui vedo una nazionale, o una squadra spagnola, o l'Italia.
Quest'estate si era parlato di Juve.
Più a livello di stampa, a quanto mi risulta.
Chi sono i colleghi preparatori atletici che stima di più?
Gaudino, con cui ho lavorato in nazionale nel 2000, Claudio Bordon dell'Udinese, Roberto Sassi della Juve, Tognaccini del Milan e Bovenzi della Fiorentina.
Come è arrivato dalle giovanili del Vittorio Veneto fino alla Champions League?
Al Conegliano ho conosciuto Bigon, che doveva andare ad allenare a Reggio Calabria e nel 1987 mi ci sono trasferito. Poi ho lavorato con Scala al Parma e a Dortmund, quindi la Lazio dal 1999. Poi con Mancini e in mezzo le due esperienze con le nazionali di Italia agli Europei 2000 e Inghilterra con Eriksson.
Guidolin, Tesser, Cavasin, Pillon, Pin, Carminati: razza Piave, allenatori di razza. Come lo spiega?
Forse perché siamo attaccati alla terra e al lavoro. E fortunati, che non guasta. O no?
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