«A me, mancato avvocato il calcio ha dato la laurea»

Alla vigilia del match con la Serbia, Gianni De Biasi, ct dell’Albania ammonisce «Occasione per entrare nella storia, ma questa dev’essere solo una partita»
Gianni De Biasi con moglie e figlia
Gianni De Biasi con moglie e figlia

CONEGLIANO. Nemo propheta in patria. Ma di certo sull’altra sponda dell’Adriatico Gianni De Biasi è persino di più.

Dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria albanese, il mister trevigiano ha anche ricevuto la laurea honoris causa per meriti sportivi che in realtà sono anche meriti sociali. Ha preso una nazionale di calcio nelle retrovie e l’ha portata a sognare prima il mondiale brasiliano dello scorso anno e adesso l’Europeo di Francia 2016. Per lui, oltre ai grandi risultati, sabato pomeriggio, all’Università Europea di Tirana un sogno personale che si è realizzato, quella laurea (in giurisprudenza) che non aveva preso.

Per l’allenatore originario di Sarmede e residente a Conegliano non c’è stato neppure il tempo di “festeggiare” con la moglie Paola e la figlia Chiara Sofia, che sono volate in Albania per la cerimonia di consegna. Ieri infatti è già iniziato il ritiro per quella che è potrebbe essere la partita della storia per la sua nazionale.

Alle 20.45 di giovedì infatti l’Albania scenderà in campo, nella capitale, contro la Serbia. Oltre a quanto accaduto nella partita d’andata (la sospensione della partita al 41’ per motivi politici e storici che hanno travalicato i confini sportivi), quella contro i serbi potrebbe significare la qualificazione diretta alla fase finale degli Europei. In caso di vittoria e di pareggio per la Danimarca, De Biasi porterebbe le aquile a volare in cieli inesplorati.

Mister, innanzitutto partiamo dall’ennesimo riconoscimento che l’Albania le ha tributato. La laurea honoris causa in scienze sociali. Come si sente?

«Sono davvero molto contento e felice. Le motivazioni per le quali mi è stata consegnata la laurea sono motivazioni importanti a riconoscimento del mio impegno sportivo. Inoltre, a livello personale, è stata una bella soddisfazione. Io mi ero iscritto alla facoltà di giurisprudenza, ma a causa del calcio non sono riuscito a portare avanti anche gli studi. Mia madre è decisamente contenta di avere un dottore in casa. Diciamo che l’Albania, in tutte le sue “esponenti” istituzionali le ha riconosciuto il grande merito di aver contribuito a modificare l’immagine degli albanesi nel mondo. Questa nazionale sta emozionando tutti, dando fiducia anche a quei ragazzi che magari sembra non possano avere un futuro luminoso davanti a loro. Diciamo che il calcio qui ha non solo una funzione sportiva, di risultati, ma anche un importante impatto sociale». Giovedì l’Albania giocherà anche per la storia».

Come sta preparando questa partita importantissima, non solo perché ci sarà il confronto con la Serbia, ma perché potrebbe avverarsi il sogno di un popolo?

«Sicuramente è il match più carico di attese. Se ci fosse un risultato positivo per noi e la Danimarca pareggiasse contro il Portogallo, significherebbe essere arrivati in Francia. Nel caso di un nostro pareggio e di sconfitta della Danimarca, domenica 11 ottobre in Armenia saremo costretti a pareggiare, almeno. Stiamo affrontando questo ritiro con molta tranquillità e con concentrazione sia tattica che mentale. Dopo quello che è successo in Serbia, questa potrebbe essere più di una partita di calcio».

Timori? Lo stadio sarà aperto solo agli albanesi.

«Io mi sono impegnato in un’opera di sensibilizzazione nei confronti dei nostri tifosi perché quella di giovedì sia solo una partita di calcio. Come ho detto anche nel discorso di laurea, credo sia una grande e irripetibile opportunità di far vedere al mondo la nostra correttezza e la nostra sportività. Mi auguro che non si perda un’occasione come questa». Lontano dai riflettori italiani, di un calcio ricco e blasonato, De Biasi ha già scritto importanti pezzi di storia. Giovedì potrebbe aggiungere una pagina. In Albania De Biasi è un profeta, anzi di più.

Salima Barzanti

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