Venezi alla Fenice, la strategia della Rsu: «Ora un incontro con Zaia»

La rappresentanza sindacale ha inviato una richiesta formale al presidente della Regione: «Il nostro teatro è patrimonio del Paese, servono trasparenza, serenità e rispetto reciproco»

Camilla Gargioni
Luca Zaia con la moglie alla Fenice
Luca Zaia con la moglie alla Fenice

La nuova mossa della Rsu della Fenice? Tirare per la giacchetta la politica regionale che, finora, è rimasta fuori dal polverone della nomina di Beatrice Venezi. Ergo, chiamare in causa il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, in un momento politicamente complesso quali sono le imminenti elezioni regionali.

«La Rsu del teatro La Fenice ha inviato una richiesta formale al presidente della Regione Veneto, al fine di avviare con urgenza un confronto costruttivo sulla situazione venutasi a creare a seguito della nomina della Maestra Beatrice Venezi alla Direzione Musicale del Teatro», sottolineano in una nota. Nota elaborata dopo l’incontro tecnico in teatro e, soprattutto, alla luce del corteo di lunedì che ha visto scendere tra calli e campi non solo le bandiere di Cgil, Cisl, Uil, Fials e Usb, ma anche cittadini e abbonati.

«Le rappresentanze dei lavoratori ritengono fondamentale che un’istituzione culturale di così alto prestigio possa continuare a operare in un clima di trasparenza, serenità e rispetto reciproco, elementi indispensabili per garantire la qualità e la continuità delle attività artistiche e produttive», afferma la Rsu, «sottolineiamo che il teatro La Fenice è un patrimonio della città di Venezia, della Regione Veneto e dell’intero Paese, e che ogni scelta riguardante la sua direzione artistica deve essere orientata alla tutela del suo valore culturale e alla valorizzazione delle professionalità che ne costituiscono il cuore operativo». In attesa di un riscontro, di nuovo, la Rsu apre a un confronto e al dialogo, «nell’interesse comune della comunità artistica e dei cittadini».

Finora, a livello politico, la vicenda si è discussa soprattutto in un botta e risposta a distanza a Roma, tra prese di posizione dei partiti sempre più accese. È da ricordare il presidente della commissione cultura della Camera Federico Mollicone (Fdi) aveva detto che «non si tratta solo di una aggressione mediatica, ma di razzismo culturale ideologico. Il predecessore di Venezi era un pupillo del grande maestro Abbado (Diego Matheuz, ndr), simbolo di una selezione privilegiata e personale e che aveva, quando è stato nominato, un curriculum di gran lunga peggiore di quello di Venezi». Dalle file del Pd, era arrivata subito la replica: «Mollicone moderi i termini e abbassi i toni. Ma quale razzismo? Come si permette di trasformare una discussione che nasce all’interno delle istituzioni musicali in uno scontro sguaiato?».

Botta e risposta che si sono piano piano spenti, quando è intervenuto prima il ministro della Cultura Alessandro Giuli, dando manforte alla scelta del sovrintendente Nicola Colabianchi, poi il sottosegretario Gianmarco Mazzi. Se a livello regionale, appunto, non c’è stato finora un dibattito mediatico, a livello cittadino le parole del sindaco Luigi Brugnaro hanno lasciato il segno. Non ultimo, in occasione dell’inaugurazione del ponte votivo di San Michele: «Sto cercando una soluzione, proverò a mediare. Ci vuole un po’ di buon senso e di buona volontà. Si sono fatti degli errori, ma la risposta è stata altrettanto sbagliata. Se butti subito l’asso di denari, poi che cosa fai?», aveva detto, «Gli orchestrali hanno le loro ragioni, ma così non si fa il bene dei lavoratori. Sarebbe come se i giocatori facessero sciopero perché non gli piace il nuovo allenatore. Dicono che si è sempre fatto così? Beh, si può anche cambiare. —

 

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