Malattia troppo lunga: licenziata

L’operatrice della Rsa Anni Sereni di Scorzè aveva chiesto di poter usufruire di ferie, ma le è stato negato. Cgil impugna il provvedimento, Cavatorti: «Conseguenza dei nuovi contratti che noi non abbiamo firmato»

Alessandro Abbadir
Anziani e operatori nel giardino di una casa di riposo
Anziani e operatori nel giardino di una casa di riposo

Licenziata per aver superato il periodo di malattia. Aveva chiesto ferie, ma non le sono state concesse. Succede alla casa di riposo Anni Sereni di Scorzè.

«È una conseguenza del nuovo contratto di lavoro firmato a luglio senza i sindacati confederali» denuncia la Fp Cgil di Venezia che impugnerà il licenziamento davanti al Tribunale.

«Alla residenza per anziani Anni Sereni di Scorzè» spiega Chiara Cavatorti «una lavoratrice assente per una lunga malattia è stata licenziata per superamento del periodo di comporto, proprio in applicazione delle regole peggiorative introdotte dal nuovo contratto di lavoro Anaste, firmato a luglio 2025 senza i sindacati confederali. Si tratta di un contratto che taglia tutele e abbassa diritti, colpendole persone più fragili, malate o in difficoltà. La lavoratrice, consapevole della gravità della sua condizione, aveva chiesto di poter usufruire delle ferie residue per conservare il posto di lavoro. L’azienda ha però risposto in modo secco che, in base al contratto vigente, il comporto è già superato».

Anaste è l’associazione nazionale strutture territoriali, cioè l’associazione di categoria delle strutture socio assistenziali.

Netta la presa di posizione del sindacato. «Come Fp Cgil abbiamo impugnato» dice Cavatorti «il licenziamento e tuteleremo la lavoratrice in tutte le sedi competenti. Anaste, per la seconda volta, ha scelto di firmare un contratto nazionale senza le organizzazioni sindacali rappresentative, introducendo norme peggiorative sia dal punto di vista economico che normativo. Il nuovo contratto di lavoro riduce il periodo di comporto per malattia a soli 180 giorni, dimezzando le tutele rispetto a tutti gli altri contratti del settore socio-sanitario sottoscritti da organizzazioni sindacali realmente rappresentative».

«Questo» conclude Cgil «è il volto reale dei contratti pirata: più profitti per le aziende, meno diritti per chi lavora Un arretramento inaccettabile che cancella anni di conquiste e apre la strada a licenziamenti facili».

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