La messa in latino del Senatur
Insolito fuori programma trevigiano di Umberto Bossi che ha deciso di partecipare a una messa in latino celebrata dai lefebvriani a Silea. «Questi canti elevano lo spirito - ha detto il Senatur -, questa è tutta gente sana che fa bene alla Chiesa». Un leader leghista in versione «buonista» che parlando dal palco della festa provinciale del Carroccio, sabato sera, aveva contraddetto Gentilini: «La pena di morte non serve».

«Non credo che la pena di morte risolva qualcosa». Sabato alla Festa della Lega, a Prato della Fiera, Umberto Bossi ha ridimensionato il diktat forcaiolo dei padani di Marca in merito al massacro di Gorgo. Un insolito impeto buonista, quello del senatùr della Lega, che ieri a Silea ha partecipato a una messa tradizionalista al tempietto di San Pio X: «E’ la forza della tradizione - ha detto Bossi - Questa messa, bella, cantata, uno la sente bene, secondo me è stato un errore togliere questi canti perchè il canto ti libera e ti trasporta in una dimensione più spirituale».
Dopo il comizio a Prato della Fiera di sabato, ieri Bossi si è ritagliato un angolo di spiritualità a Lanzago di Silea insieme ai leghisti Borghezio, Gobbo e Caner, partecipando a una celebrazione durata due ore sotto un tendone trasformato in chiesa, in rigoroso latino ecclesiastico. La tradizione: questo il filo che unisce infatti la Lega alla chiesa di monsignor Lefevbre. Don Floriano Abramovich, responsabile per il Nordest della chiesa scismatica e guida della comunità di Lanzago, ha tra l’altro benedetto il crocifisso esposto al Parlamento del Nord riunito a Vicenza. E Bossi non poteva rifiutare l’invito a partecipare ieri alla messa pontificale, celebrata in latino secondo il rito così com’era prima del Concilio Vaticano II.
«Questa messa così piena di canti rappresenta la forza della tradizione - ha detto Bossi al termine del rito durato più di due ore - E’ stato un errore togliere questi canti che liberano e trasportano in una dimensione spirituale. Questa è tutta gente sana, che fa bene alla Chiesa». Un Bossi in grande forma, che sabato sera a Fiera ha snocciolato i suoi cavalli di battaglia. Dopo le 22 arriva il senatùr e la platea si infiamma. Bossi però, parlando del massacro di Gorgo, smorza subito i toni: si dichiara contrario alla pena di morte, prende delicatamente le distanze dall’indulto ma vuole che gli immigrati «stiano a casa loro». «Pena di morte per i responsabili del massacro di Gorgo? Io non credo che la pena di morte risolva qualcosa - ha detto sabato Bossi dal palco della festa della Lega - Bisogna piuttosto mandarli a casa loro».
Come? «Semplicissimo: gli ingressi si creano per chi ha il posto di lavoro. Bisogna avere la sicurezza del posto di lavoro», ma soprattutto è necessario «accettare immigrati che provengano da paesi in cui si commettono meno crimini, che hanno una cultura accettabile, integrabile rispetto alla nostra». L’indulto non piace però al popolo leghista, anche se Bossi sperava fosse una opportunità per rifarsi una vita, e infatti lo Sceriffo Gentilini agguanta il microfono e tuona: «Istituiamo subito una taglia anche su Prodi e Mastella, perchè con l’indulto hanno permesso che vengano compiuti delitti orrendi come quello al Gorgo al Monticano. E’ necessario blindare i confini con i soldati - ha continuato lo Sceriffo - Mi hanno tacciato un tempo di essere nazista ma oggi vedo che molti sindaci anche del centrosinistra mi imitano».
La stoccata: «Sarebbe ora che qualche magistrato andasse in galera. Il buonismo è reato contro il popolo italiano e contro il popolo veneto». L’indulto secondo Gentilini: «Non ho tollerato che la CdL abbia dato il suo voto a favore. Nell’elenco di chi ha dato il suo appoggio c’è anche un parlamentare trevigiano, il forzista Maurizio Sacconi, che ha dato una mano a quei delinquenti che hanno poi violentato la donna di Gorgo. Se vedete Sacconi fischiatelo, non è degno di rappresentare il popolo trevigiano». Una uscita che ha fatto imbufalire Sacconi, che avverte: «O Gentilini mi chiede scusa oppure lo querelo». Pena di morte, passo necessario: «Sono pronto a ungere il sapone per il cappio - dice ancora SuperG - E’ giusto che manteniamo per 30-40 anni questi delinquenti? Impicchiamoli e non se ne parli più. La strada della Lega è una sola ed è quella della tolleranza a doppio zero, anche se i vertici ecclesiastici mi hanno tacciato di razzismo. Per fortuna ora c’è il pastore tedesco, che ha i denti per affondare le bestie islamiche. Lode al pastore tedesco».
Poi Bossi ha lanciato l’avvertimento: «Questa volta la Lega fa sul serio. Ma anche tutto il nord: milioni di persone hanno i co...ni pieni e sono disposte ad andare fino in fondo. Forse Prodi non ha capito come sono fatti veneti e lombardi. Questa volta non ci fermiamo. La sinistra vuole assicurarsi gli immigrati per avere il loro voto. Ha perso i lavoratori interni e ora vuole quelli dall’esterno. Sperano sul voto del proletariato esterno. Attenti: ritorneremo e vinceremo le elezioni ribellandoci a uno Stato che ci tratta come schiavi. Si stava meglio quando Veneto e Lombardia erano sotto l’Austria. I popoli di queste due regioni hanno un destino in comune e prima o poi faremo la Padania. Abbiamo il dovere di fare la Padania e di trovare la nostra libertà». Infine il messaggio al Polo: la Lega accetterà solo una federazione dei partiti del centrodestra, non però la nascita del Partito Unico: «Se si sta alla federazione, bene - ha precisato Bossi - ma se si vuole fare il partito unico non ci stiamo. Il Partito Unico con Michela Brambilla può darsi che sia un tentativo di prendere qualche voto dalla Lega, ma è sempre difficile portarci via delle preferenze. A noi del Carroccio non interessa il partito unico».
Paura per l’avvento del Partito democratico? «Non c’è il rischio che ci porti via voti e non sono d’accordo con l’ex ministro degli Interni Giuseppe Pisanu. Anzi, più andiamo uniti e più perdiamo voti». Quando si tornerà alle urne? «Non escludo che si vada a votare il prossimo anno come ha indicato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, ma non ho indicazioni in tale senso». La gente è stanca della politica, basta vedere le file per sottoscrivere la proposta di legge di Grillo. «Il Vaffa-day - ha detto Bossi - è un’esagerazione: io sono stato condannato, ma cosa vuol dire? Se uno si macchia di reati troppo gravi e vicini al cuore della gente per poter continuare a rappresentarla, quel parlamentare non viene comunque più eletto».
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