Zona arancione: disco verde per i parrucchieri, beffati baristi e ristoratori

TREVISO. Riaprono parrucchieri ed estetiste, mentre baristi e ristoratori al palo. Il passaggio dal rosso all’arancione non cambia nulla per una delle categorie più penalizzate dal lockdown. «Stiamo facendo i salti mortali per non abbassare le serrande definitivamente, travolti dai debiti e dalla disperazione» dichiara Andrea Penzo Aiello, titolare del Filò in via Cadorna a Treviso e presidente dell’associazione Veneto Imprese Unite.
Insieme a tanti colleghi l’altro giorno ha bloccato l’autostrada A1 tra Bologna e Firenze, per puntare i riflettori su una dramma che ha spinto più di qualche persona al suicidio. «Due colleghi salernitani non ci hanno raggiunto: si erano tolti la vita, così non si può andare avanti».
la protesta
Veneto Imprese Unite ha contribuito con 60 delle 200 macchine protagoniste dell’azione eclatante che ha voluto protestare pure contro la disparità tra bar cittadini e autogrill: «Non è anche il nostro un servizio di pubblica utilità per i tanti lavoratori che hanno bisogno di un panino, un caffè o di andare al bagno?».
Secondo Aiello l’asporto non è sufficiente e non ci sono colori che tengano: bisogna riaprire tutto in un’unica soluzione, in massima sicurezza, premiando chi si è messo in regola e sanzionando gli altri.
Seconda richiesta: ristori adeguati e pronta liquidità per chi si è indebitato pur di mantenere l’attività nonostante il balletto di aperture e chiusure degli ultimi 13 mesi.
Terzo: per chi non ce la fa ed è costretto a chiudere i battenti varare una legge fallimentare straordinaria che tuteli l’imprenditore e non lo lasci solo, in modo da evitare conseguenze drammatiche. I timori sono condivisi dall’intera categoria della ristorazione ma anche dal settore del commercio e del turismo.
«Serve un piano di interventi a lungo termine e non ristori una tantum» dichiara il presidente di Confcommercio Treviso Federico Capraro, che auspica un programma serio, a lunga scadenza, che infonda fiducia e certezze. «Bene la zona arancione per chi potrà riaprire ma l’obiettivo è di arrivare al più presto al giallo e di uscire poi finalmente da questo incubo» aggiunge Capraro. Le imprese che operano nel commercio, turismo e servizi nella Marca sono circa 60 mila di cui almeno 5 mila bar e ristoranti: «Se non vogliamo assistere al disastro il governo deve agire in fretta».
Sospiro di sollievo
Chi nel passaggio alla zona arancione tira almeno un sospiro di sollievo sono invece parrucchiere e barbieri, estetiste e tatuatori che da martedì potranno rialzare le serrande, così come i negozi di beni non essenziali come calzature e abbigliamento. Eppure non c’è un clima di festa: «Certo è una buona notizia ma siamo stremati» confida Ludovica Paleo, titolare del salone “A tutto casco” in via Tommaso Salsa a Treviso. L’anno scorso è stato disastroso e la nuova chiusura a marzo ha prosciugato i risparmi.
«Mentre siamo stati costretti a non lavorare continuavano a recapitarci bollette, affitti, mutui e pagamenti di tasse varie» aggiunge la parrucchiera, che precisa come le chiusure appaiano ingiustificate quando i professionisti adottano tutte le misure di precauzione, sanificazione, igienizzazione. «I contagi avvengono altrove, bastava guardare le macchine che correvano avanti e indietro in questi giorni di piena zona rossa». —
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