Treviso, se la regola benedettina può guidare l’impresa

Folla all’auditorium Appiani per la lectio di padre Mizza, priore di Vallombrosa «Contro la crisi impegno e attenzione all'umanità di dipendenti e collaboratori»

TREVISO. Si è riempito l'auditorium delle istituzioni per ascoltare un monaco benedettino a spiegare che la regola del suo fondatore, "ora et labora", può tornare utile agli imprenditori impegnati nella quarta rivoluzione industriale. E, guarda caso, sono le stesse regole, o qualcosa di simile, cui si attengono i piloti di Formula1, in pista e, soprattutto, a bordo pista. Da una parte, dunque, padre Marco Mizza, priore dell'abbazia di Vallombrosa, dall'altra l'ex campione Ivan Capelli. In mezzo Claudio Feltrin, vicepresidente di Unindustria, la conduttrice televisiva de La7 Myrta Merlino, Cristina Zamberlan, HR Director EMEA, la presidente di Unindustria Treviso Maria Cristina Piovesana.

Ma sapete quale cadeau è stato offerto a tutti i presenti, 500 tra imprenditori e studenti? Le 75 regole di San Benedetto. E in auditorium, come intervallo tra una testimonianza e l'altra, intriganti brani di musica gregoriana, compreso il "Veni creator spiritus", con contaminazioni rock. Tre ore di riflessioni senza che nessuno si sia mosso. «Industria 4.0? Anche l'Ordine benedettino» ha spiegato il monaco Mizza, «è una delle tante aziende che si è saputa riciclare nel corso dei secoli. Pensiamo che la Regola di S. Benedetto viene scritta attorno al VI secolo e nel 2016 le "industrie" monastiche ancora durano, cambiando da un punto di vista culturale, con i famosi amanuensi, tipografie, restauro del libro, aziende agricole che si sono sapute ripensare nel corso dei secoli».

Per padre Miza, insomma, c'è di che imparare. «Se vogliamo superare al meglio la crisi ed accompagnare la ripresa con efficacia» suggerisce il monaco, «sarebbe importante riferirsi alla Regola e ridare attenzione all'umanità della persona che collabora con l'industriale perché gli stessi operai ed impiegati sono una risorsa importante se sentono l'azienda come una parte di loro stessi e si percepiscono come parte integrante di una struttura in continua progressione. Dando attenzione alla persona anche un'azienda può riemergere». La lettura delle Regole, datate appunto, non incrocia il sorriso di nessun imprenditore. Anzi. «Le Regole prevedono che gli artigiani del Monastero possano portare avanti la loro maestranza in una dimensione di umiltà, non insuperbendosi ma pensando il loro apporto come un qualcosa di qualificante per la Comunità».

L'ex pilota Ivan Capelli certifica di averlo riscontrato anche nel mondo della Formula 1. «Le trasformazioni in corso» spiega Claudio Feltrin, a partire dalla sua azienda, «rimettono l'uomo al centro dei processi produttivi, perché solo l'uomo è in grado di essere abbastanza flessibile e creativo da adattarsi a vivere e produrre in un ambiente complesso». Luciano Marton non è solo vicepresidente di Unindustria, ma anche delegato all'etica. Ammette che ci si riempie la bocca di questo vocabolario, ma nel caso di Treviso ben 25 aziende stanno facendo un percorso comune, divise in gruppi di 5, verificando costantemente quanto fanno e quanto non riescono a fare, supportandosi a vicenda. Una specie di mutuo aiuto. «In tale prospettiva il lavoro, l’organizzazione e le regole assumono un ruolo chiave» conclude Maria Cristina Piovesana, «cambiare, dunque anche attraverso nuove regole la cultura d'impresa e del lavoro rappresenta la vera sfida».

 

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