Nuova stazione, una cattedrale deserta

Chiuso anche il tabaccaio, inglobato dal bar. Il resto è vuoto dopo 1,6 milioni d’investimento, solo Mondadori ci riprova

TREVISO. C’era una libreria, una creperia, c’era un’agenzia di assicurazioni e una parafarmacia. Per alcuni mesi ci sono stati anche un supermercato, un negozio di oggettistica e uno di abbigliamento. Ora non c’è più nulla. Fino a dieci giorni fa rimanevano a far da baluardo al disuso della stazione dei treni le tre attività storiche: bar, tabacchino, edicola. Ora sono rimaste in due perchè la vecchia rivendita di tabacchi ha chiuso, inglobata dal bar.

Del grande piano di riqualificazione della stazione centrale di Treviso lanciato anni fa da Centostazioni con un investimento da oltre 1,6 milioni di euro restano solo tante, troppe vetrine vuote tempestate di cartelli con scritto “Affittasi” e pochi acquirenti all’orizzonte. Pare che il problema sia quello degli affitti e delle royalty chieste da Centostazioni per affidare gli spazi, ma a questo contribuisce anche la natura stessa della stazione trevigiana, «piccola» per stessa ammissione della società che la gestisce, e caratterizzata da un transito pendolari poco avvezzo a temporeggiare tra negozi e locali.

Chi ci ha lavorato può testimoniarlo. Non contava la posizione; non c’era clientela interessata ad altro che non fossero sigarette, biglietti, caffè, giornali e riviste per il viaggio in treno verso Venezia e Padova. Erano sbagliati i progetti imprenditoriali? Chi lo sa. E sì che non erano mancati i sogni popolarissimi (e di sicuro successo altrove) come aprire un maxi Sushi Wok al piano superiore dello stabile, in quel grande spazio mai riqualificato e oggi completamente deserto che guarda la strada dalle finestre verticali che caratterizzano il fronte della stazione. Ci provò la catena oggi a Preganziol, ma dopo le trattative abbandonò, e lo spazio – che pochi conoscono – è diventato ampissimo deposito per la cooperativa di pulizie che ne sfrutta un angolino.

Chi crede ancora nella stazione pare essere Mondadori, che dopo aver chiuso lo store nella galleria commerciale a est dello scalo (oggi completamente sfitta) e dopo aver chiuso il negozio aperto proprio nella hall, ha deciso ora di rilanciare il punto vendita. Aprirà a inizio giugno, ma non sembra sarà seguita da altri marchi visto che anche l’idea di un minimarket, tentata con scarsa fortuna da Despar, è stata presa dal bar, che si è allargato per dare agli avventori anche qualche banco dove comprare cibo, ma anche vino. Fuori resiste il piccolo forno della pizza al taglio grazie al via vai di studenti che aspettano il bus. Ma è l’unica bottega.

Gli altri spazi, che pur ci sarebbero (e ampi) non sono nemmeno accessibili. Al binario uno Polfer e ferrovieri utilizzano tutti gli uffici che servono sul lato est che si chiude con il bagno e un deposito bagagli con la scritta «suonare il campanello e attendere dai 5 ai 15 minuti». Non c’è ressa nè fretta, a Treviso. E soprattutto c’è il personale che c’è. Come se non bastasse poi, in attesa che ritorni in circolazione il treno della notte da Venezia, la stazione si ferma alle 23.36 per chiudere un quarto d’ora dopo circa, e così il sottopasso. A mezzanotte la città è tagliata in due. Chi si muove a piedi deve arrangiarsi scalando il vecchio cavalcavia.

 

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