Montebelluna, un piano per svelare i tesori d’arte nascosti della città

Palazzi, chiesette, reperti archeologici “sepolti” in strutture non raggiungibili. Il sindaco; «Cercheremo intese con i proprietari» 
La chiesetta di Biadene
La chiesetta di Biadene

MONTEBELLUNA. Ci sono tesori d’arte “invisibili” in città, sconosciuti ai più, custoditi in chiese o abitazioni private, che potrebbero diventare tanti tasselli di un percorso turistico che non comprenda solo musei e siti della Grande Guerra. «È vero», dice il sindaco Elzo Severin, «ma alcuni si trovano in abitazioni private e i proprietari sono restii ad aprire le loro proprietà ai visitatori. Cercheremo di fare opera di convincimento e in ogni caso di inserire quelli visitabili nei percorsi turistici, a cui sta lavorando la società incaricata di redigere il progetto turistico del Montello. Al di là delle opere pittoriche, io ad esempio ho visto dei macchinari per i calzaturifici di inizio Novecento custoditi nel seminterrato di un’azienda che il proprietario custodisce gelosamente e che costituirebbero da soli un interessante museo».



Ma quali tesori d’arte ci sono, non visitabili o visibili solo in occasioni particolari? Il più famoso è senza dubbio il primo affresco di Giovambattista Tiepolo, la Vergine Assunta, custodito nella vecchia chiesa di Biadene e che si può vedere solo quando il Comitato Chiesa Vecchia organizza all’interno degli appuntamenti culturali.

Un altro tesoro custodito in una chiesa aperta poche volte è la pala del Pozzoserrato restaurata nel 2006 e dipinta dal pittore nel 1590 e che si trova nella chiesetta di San Biagio a Mercato Vecchio. Si può invece sempre ammirare un’altra tela cinquecentesca: quella di Andrea Vicentino databile tra il 1594 e il 1595 restaurata grazie al Lions club di Montebelluna e che si trova nel Duomo di Montebelluna.

Affreschi su villa Pola
Affreschi su villa Pola


In città c’è anche un celebre ciclo di affreschi che si può osservare da lontano: risale al XV secolo e rappresenta Carlo Magno e i suoi paladini. Si trova nella barchessa di Villa Pola ora Bassi, tra via Foresto e via Cima Mandria. Essendo una villa privata lo si può vedere solo dalla strada. Poco lontano da lì, sempre in via Cima Mandria, c’è una casa colonica dove si trova una stanza affrescata gelosamente chiusa e vincolata dalla Sovrintendenza: su una intera parete è affrescato lo Sposalizio di Venezia con il mare. Nemmeno questo è visitabile.

E che dire di un altro ciclo di affreschi che si trova in una barchessa chiusa da tempo e che rischia di essere perduto per sempre? Si tratta di villa Contarini-Van Axel, sempre nella zona di Posmon, all’incrocio tra via Castellana e via Monte Tomba: la quattrocentesca villa è probabilmente il più antico edificio della città e nel suo porticato si trovano due affreschi di grande valore storico: rappresentano piazza San Marco a Venezia e Piazza dei Signori a Treviso e sul rischio che andassero perduti per sempre il Fai aveva lanciato l’allarme ancora alcuni anni fa. A questi tesori d’arte si possono aggiungere tesori archeologici: si può vedere dove si trovava l’opificio di epoca romana in via Cima Mandria ma non è più stata fatta l’installazione che doveva illustrarne le caratteristiche, non si possono vedere invece, se non in occasione di qualche iniziativa divulgativa, i resti della villa romana venuti alla luce nel fondo Amistani a Mercato Vecchio. Pubblicizzarli almeno con delle targhe illustrative? «Lo vedremo all’interno del progetto turistico che è in via di elaborazione», promette il sindaco. —



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