Macchinario pericoloso, costruttore condannato

Il titolare della Cartonfer ebbe un braccio dilaniato, multa di cinquemila euro al rappresentante dell’impresa costruttrice



C’è una condanna per il grave infortunio sul lavoro del luglio 2015 che costò a Silvano Casagrande, titolare della “Cartonfer” di Vittorio Veneto, l’amputazione dell’avambraccio sinistro. L’ha inflitta, ieri mattina, il giudice Leonardo Bianco a Claudio Bano, 59 anni di Campodarsego, il legale rappresentante della Bano Recycling, la ditta costruttice del macchinario in cui l’imprenditore vittoriese perse il braccio. A fronte di una richiesta di condanna a 8 mesi di reclusione da parte del pubblico ministero, il giudice ne ha inflitto una più mite: 20 giorni di reclusione sostituiti con una multa di 5.000 euro (pena sospesa).

La procura contestava a Bano l’inosservanza della norma per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, in particolare per aver costruito e venduto alla “Cartonfer” un macchinario per la tritatura del rame, in cui avvenne l’infortunio, senza rispettare i requisiti di sicurezza. In particolare, secondo il pm Francesca Torri, il macchinario non avrebbe previsto il distacco completo della rete elettrica dell’impianto per tutta la durata delle operazioni di pulizia né un avviso luminoso e acustico prima dell’avvio dell’impianto.

Vista la sentenza, di molto mitigata rispetto alle richieste del pm, il giudice potrebbe aver preso in considerazione le argomentazioni della difesa, rappresentata in aula dall’avvocato Francesco Campanile del foro di Padova, secondo il quale la manutenzione del macchinario dove Casagrande perse il braccio sarebbe stata eseguita in difformità rispetto alle istruzioni del manuale. Ed in ogni caso, da parte della vittima dell’infortunio, poi risarcita dall’assicurazione, vi sarebbe stato un concorso di colpa. Ma per sapere con esattezza le ragioni della sentenza bisognerà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza previsto tra 60 giorni.

Il grave infortunio sul lavoro si consumò poco dopo le 7 del primo luglio 2015. All'interno dell'azienda di recupero rottami in via Piemonte 5, nella zona industriale di San Giacomo di Veglia, Casagrande si era alzato presto per effettuare con un operaio la manutenzione del macchinario di separazione e tritatura del rame. Aveva iniziato molto presto le operazioni di pulizia di una coclea, una specie di nastro trasportatore a vite che separa il rame dalla plastica in modo poi da poter essere triturato. All'improvviso la macchina si mise in moto proprio mentre Casagrande stava ripulendo la coclea che risucchiò l’arto, amputandoglielo. L'imprenditore rimase incastrato con il braccio sinistro nella lama rotante del separatore per molto tempo. In pochi secondi l'avambraccio fu stritolato senza che Casagrande potesse fare nulla. L’imprenditore fu poi soccorso dai vigili del fuoco e dai sanitari del 118 dai quali fu ricoverato all’ospedale di Treviso, dove fu sottoposto ad un lungo intervento chirurgico.—



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