Licenziata ingiustamente: poste reintegra la direttrice dell'ufficio di Mogliano

Accusata di aver venduto Sim ai clienti per ottenere prezzi migliori dai concorrenti Il suo avvocato: «Abbiamo dimostrato che non ha mai partecipato all’illecito»
Insegna esterna di un ufficio postale di Roma in una foto di archivio. ANSA / ALESSIA PARADISI
Insegna esterna di un ufficio postale di Roma in una foto di archivio. ANSA / ALESSIA PARADISI

MOGLIANO. Per trentasei anni ha lavorato alle Poste, diventando direttrice a Mogliano. Poi a poco più di un anno dalla pensione è stata licenziata. Ma Paola Ongaro ha vinto in tribunale ed è stata reintegrata. La battaglia legale però non si è esaurita in quanto l’ordinanza di reintegro è stata impugnata dalla Poste.

Una vicenda che arriva a pochi mesi dalla pensione e il primo di settembre la direttrice potrebbe lasciare il suo ufficio. «Non ho mai ricevuto nemmeno un richiamo, è stata dura rimanere a casa per otto mesi», ha detto a pochi giorni dal reintegro. 

Il licenziamentoLa direttrice era stata accusata dall’azienda di aver partecipato con alcuni dipendenti alla vendita di sim della Poste all’esterno degli uffici e a favore in realtà di compagnie concorrenti. Ovvero i nuovi contratti delle poste sarebbero serviti ai clienti solo per riuscire poi a strappare condizioni migliori al loro vecchio operato. Un giochetto su cui i dipendenti sarebbero riusciti a guadagnare qualche soldo.

Quando lo scorso anno le Poste lo hanno scoperto - a quanto pare per la segnalazione di un cliente – sono partiti i provvedimenti contro i dipendenti e contro anche Paola Ongaro. L’azienda però non aveva accusato la direttrice di non aver controllato adeguatamente, ma addirittura di aver partecipato attivamente alla vendita.

il ricorso. Ritenendo tra l’altro che avrebbe avuto un vantaggio dall’aumento delle vendite delle sim, potendo così ottenere il bonus per l’ufficio. Ma Ongaro non ha accettato il licenziamento presentato ricordo attraverso il cosiddetto “rito Fornero” che consente un procedimento più veloce.

«Ma siamo riusciti a dimostrare», spiega il legale Giuseppe Schiratti, «che la mia assistita in realtà non aveva avuto nulla a che vedere con quell’illecito». Tra l’altro a quanto si apprende anche il guadagno che la direttrice avrebbe avuto da un eventuale bonus sarebbe stato poco più che simbolico.

Il giudice ha dunque disposto, attraverso un’ordinanza, il reintegro immediato nell’ufficio postale di Mogliano di Paola Ongaro, imponendo a Poste Italiane anche il pagamento di 24 mila euro. Il provvedimento è stato inoltre giudicato in ogni caso eccessivo, e, secondo il giudice, avrebbe dovuto limitarsi ad una sanzione.

Sull’ordinanza però rimane pendente l’opposizione presentata dall’azienda, pertanto la vicenda non è ancora chiusa. «In questi otto mesi senza stipendio ho dovuto utilizzare un po’ dei miei risparmi e vivere con la Naspi», spiega Ongaro, «ma per fortuna è stato riconosciuto che non aveva fatto nulla. D’altra parte in trentasei anni di servizio mai l’azienda si era lamentata di me, non ho mai ricevuto nemmeno un richiamo. E anche questa volta si è dimostrato che non avevo fatto nulla di male».

 

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