Le mille candele accese ai davanzali Ma il web gronda rabbia e offese

mogliano
«Accenderemo ogni sera una candela fino al giorno in cui non tornerà a casa». Sono stati almeno mille i davanzali che martedì sera si sono illuminati per Marta Novello. Il gesto simbolico, proposto dal parroco don Vanio Garbujo, come segno di vicinanza alla ventiseienne aggredita lunedì e alla sua famiglia, si è ripetuto anche ieri e continuerà oggi, nella speranza di abbracciare quanto prima la ragazza. «Marta è la figlia del mio predecessore» spiega il presidente dell’associazione di Marocco, Alessandro Gorgosalice «lo conosco personalmente e questo fatto ci addolora tutti, confidiamo che Marta torni a casa presto e che questo ragazzo che l’ha aggredita venga giudicato, speriamo con equità, e che venga fatta giustizia. Abbiamo bisogno di capire, nulla sappiamo su di lui e da dove provenga il suo disagio. Siamo scioccati, niente di questa storia sembra avere senso, il luogo, l’ora dell’aggressione: anche io vado a correre nello stesso posto ogni mattina, c’è sempre un gran via vai, soprattutto a metà pomeriggio. Mi rattrista profondamente l’idea che qualcuno girasse con un coltello da cucina, nessuno qui ha memoria di episodi così violenti, siamo spiazzati, siamo una piccola comunità» spiega il presidente dell’associazione di Quartiere «e siamo tutti uniti, il piccolo gesto quotidiano con cui vogliamo accompagnare il decorso di Marta ne è la dimostrazione». Le candele si sono accese ieri in tutta la città. «La partecipazione è stata di almeno mille persone» spiega il parroco di Marocco e della chiesa Sacro cuore quartiere Ovest, Don Vanio Garbujo «speriamo che questo abbia portato un po’ di energia per Marta e per la situazione della nostra comunità. Ho conosciuto anche il ragazzo che è ora accusato di averla aggredita» spiega il parroco «ha fatto il catechismo e la cresima nella nostra parrocchia. Ho parlato con alcuni suoi amici, nessuno se l’aspettava. Il suo gesto rimane un mistero, e apre molti interrogativi, forse anche qualche autocritica: dove abbiamo mancato? Dove siamo stati assenti? Cosa non abbiamo visto?». Le parole del don, riecheggiano in paese, dove la famiglia del ragazzo viveva sostanzialmente ai margini, anche per l’effetto di tensioni scaturite in ambito scolastico. C’è invece un elogio da parte del parroco nei confronti della famiglia Novello: «Sono persone di fede» queste le parole di Don Vanio «che attraversano una fase di sofferenza, in silenzio, senza nessun giudizio preventivo, senza nessuna violenza, attendono solo che si aprano nuove luci di vita per questa ragazza». A ribollire di rabbia è invece il mondo parallelo dei social. Migliaia di commenti si susseguono alternando dubbi, ipotesi e augurando, nel migliore dei casi, pene severe per l’aggressore. I profili della ragazza, nel frattempo sono stati oscurati, sia quello facebook che quello di Instagram. Il circo mediatico di diverse trasmissioni televisive nazionali è atterrato in via Marignana, con reportage continui dal luogo dell’orrore. Questo caso di violenza su una donna, con tutte le sue incongruenze, attira l’attenzione di molti commentatori e diventa l’occasione per sfogare il proprio odio.—
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