I segreti del brigantino affondato

GRADO. Acqua, soltanto acqua all’orizzonte. Ovunque ci si giri qui detta legge il mare. Una corona di alloro e garofani bianchi e rossi galleggia sulle onde a otto miglia dalla costa di Grado. Per poco più di 300 metri siamo già nel territorio della Regione Veneto. A bordo della motonave Nova Cristina, guidata dal Capitano marittimo Paolo Daveggia, un pubblico misto di una cinquantina di persone condivide in diretta un’immersione archeologica subacquea, provata per la prima volta domenica, in occasione del Festival Laguna Movies. Qui sotto, a 18 metri, giace infatti ancora oggi quasi intatto il relitto del brigantino Mercurio, considerato la prima nave della Marina Militare italiana poiché issava la bandiera tricolore del Regno Italico Imprigionato in un silenzio secolare l’equipaggio del Mercurio era composto da 92 marinai, 7 dei quali ritrovati tra le sabbie dei fondali sotto forma di cumuli di ossa. Intrecciato tra i fiori, gettati dai membri della Capitaneria di Porto di Caorle durante quella che di fatto è la prima cerimonia di commemorazione del brigantino, fuoriesce a spicchi la fascia del tricolore con una scritta: «Ai marinai del Mercurio». Dopo 200 anni dal 22 febbraio del 1812 anche questi caduti in mare sono diventati parte della memoria collettiva. A spiegare al pubblico curioso che cosa è rimasto intatto del brigantino il docente di archeologia marina di Ca’ Foscari, Carlo Beltrame, che da dieci anni dirige gli scavi e il giornalista Pietro Spirito, autore del libro sulla storia dei relitti “L’antenato sotto il mare. Napoleone Addio”, il racconto sull’affondamento del Mercurio da parte del brick inglese Victorious nella famosa battaglia di Grado, è stato letto ieri dall’autore mentre ci si avvicinava al punto di immersione, rintracciabile soltanto con i radar. Sui due monitor della Nuova Cristina, è stata proiettata per 45 minuti l’ispezione del Mercurio in diretta. Le incrostazioni, dove gronghi, teredini e pesciolini vari hanno trovato un piacevole rifugio, non hanno impedito di scorgere, come in un negativo, i cannoni e molte parti della prua dell’imbarcazione che, a oggi, ha dato quasi 1000 reperti, prossimamente visibili in una mostra che si pensa sarà realizzata a Ca’ Foscari. (v.m.)
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