Giocare in corsia sfida tagli e crisi: un’oasi per le mamme di Pediatria

TREVISO. Una carezza. Il calore di un sorriso capace di scaldare il cuore. Sono i maestri del trasformismo: con naso rosso e scarpe rotte riescono, per magia, a far dimenticare ai bimbi il letto d’ospedale, le punture, i dottori che parlano difficile. Poi ci sono le torte che rendono meno amare le terapie, le fiabe che fanno addormentare anche in uno stanzone del reparto di Pediatria. Dal 1993 a oggi, l’associazione Lilt Giocare in corsia è diventata grande, pur mantenendo un unico obiettivo, i pazienti più piccoli, più fragili. Da poco però l’esercito di 160 volontari, guidati da Roberto Michielon, ha allargato il suo abbraccio già enorme: nella Pediatria dell’ospedale Ca’ Foncello è nata l’Oasi per le mamme. «Una carezza anche per loro». Donne che dormono in ospedale, che si annullano nella speranza che i loro figli escano al più presto dall’ospedale. Progetti su progetti che vanno avanti con la sola forza della solidarietà: la crisi non è riuscita ancora a scalfir nulla.
Ma c’è un ma: l’ombra della crisi si allunga anche sul volontariato in corsia. «I contributi regionali e provinciali ormai si sono notevolmente ridotti», spiega Roberto Michielon, «dobbiamo contare sulla generosità di chi ci sostiene, prima di tutte la Lilt, la lega italiana per la lotta ai tumori». Ed ecco che i volontari si sono rimboccati le maniche: via agli eventi per raccogliere fondi. Stasera dalle 20.30, al Sant’Artemio, sarà la band Ogo a dedicare il loro Concerto primo ai volontari di Giocare in corsia: quanto raccolto durante la serata sarà devoluto all’associazione, perché cresca ancora, perché possa continuare con i suoi progetti. Sono tanti, tantissimi: «I contributi che riceviamo dagli enti pubblici sono sempre più esigui, ma noi vogliamo non solo continuare a esistere, ma anche a crescere», continua il responsabile del servizio Giocare in Corsia. Giochetti una volta ogni tanto? Nemmeno per idea: «Noi lavoriamo ogni giorno con tre turni da cinque volontari ciascuno, per coprire un arco temporale dalle 9 alle 22», continua Michielon. Si va dai giochi all’Isola serena, il luogo in cui vengono riuniti i piccoli pazienti che devono essere operati, fino alla preparazione dei dolci, l’attività di clown in corsia e ogni laboratorio possibile.
Ultimo nato, l’oasi mamme: «Spesso le mamme che hanno figli ricoverati passano la notte in ospedale. Noi al mattino, sempre in accordo con i medici, ci mettiamo a disposizione per dar loro il cambio. Il tempo di fare una doccia, di bere un caffè. Poi passiamo da loro con creme da viso, fondotinta. Piccole cose, ma rappresentano quella carezza di cui hanno bisogno anche le mamme nei momenti di difficoltà». Sono passati anni luce dal 1993, anno di fondazione, in via del tutto pionieristica, dell’associazione. «Ma il fine è rimasto sempre lo stesso: il nostro obiettivo è far sì che l’esperienza ospedaliera non lasci traccia nel vissuto dei piccoli pazienti». Ai bambini capita di dover passare il compleanno ? «Facciamo sempre trovar loro una torta». Giocare in corsia ha da tempo travalicato i confini di Treviso. E il riferimento non è all’ospedale di Conegliano, ma all’esperienza che i volontati hanno vissuti in Siberia e in Ucraina. Lì hanno formato nuovi volontari: «Per portare la nostra formazione ad altri volontari amici, siamo stati a Novosibirsk, in Siberia, all'associazione Nosed Novosibirsk, nata dopo la presenza di due loro volontarie al corso clown di Kiev. La seconda missione è invece in Ucraina, a Lviv, dove ci siamo confrontati con clown e operatori professionali dell'infanzia, provenienti da tutto il paese».
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