Frode fiscale, perquisizioni a casa e in ufficio del cognato di Paolo Fassa

TREVISO. I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, su delega dei pm Paolo Storari e Giordano Baggio, hanno effettuato perquisizioni a casa e nei due uffici a Treviso e nel Trevigiano di Federico Nardi, cognato di Paolo Fassa, titolare dell'azienda trevigiana di calcestruzzi Fassa Bortolo, e in passato anche patron dell'omonima squadra di ciclismo.
Nardi è tra gli indagati nell'inchiesta in cui Fassa e la figlia Manuela sono accusati di frode fiscale e auto riciclaggio dopo la scoperta di un sistema architettato per nascondere al fisco lo yacht di famiglia lungo 50 metri, con i relativi costi di mantenimento. Yacht che è stato sequestrato a gennaio.
Nardi, che è il fratello della moglie di Fassa, risponde di reimpiego di denaro di provenienza illecita, come Giuseppe Parodi, il fiduciario fermato nella notte tra sabato e domenica e ora agli arresti domiciliari. La somma che sarebbe stata riciclata ammonta a circa 5 milioni di euro - al netto delle provvigioni, di un milione, che sarebbero rimaste in tasca ai complici - denaro che, in seguito al pagamento da parte della Fassa Srl di false fatturazioni, sarebbe finito - come si legge nel decreto di perquisizione - alle società londinesi della famiglia dell'industriale intestatarie del maxi-yacht, il Blanca. Le Fiamme gialle hanno sequestrato carte e documenti contenuti nei pc.
Intanto è stato convalidato il fermo, eseguito nei giorni scorsi dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, di Giuseppe Parodi, accusato di reimpiego di capitali di provenienza illecita per circa 6 milioni di euro e ritenuto il fiduciario di Paolo Fassa. Lo ha deciso il gip di Milano Elisabetta Meyer, che ha disposto anche per il professionista 70enne gli arresti domiciliari, come chiesto dai pm Paolo Storari e Giordano Baggio.
Nel corso dell'inchiesta sono stati ricostruiti gli ultimi 16 anni di redditi dichiarati da Fassa, che ammontano a un totale di oltre 9 milioni e 600 mila euro. Redditi confrontati con gli oltre 32 milioni di spese di acquisizione in leasing del Blanca, avvenuta sempre 15 anni fa, e di gestione. Da qui la sproporzione evidente tra dichiarazioni dei redditi e valore della barca e la scoperta di un presunto sistema architettato per nascondere lo yacht e i suoi costi di mantenimento al Fisco.
Il fiduciario Parodi, residente in Svizzera e fermato a Milano, avrebbe reimpiegato, per l'accusa, circa 6 milioni delle risorse che l'imprenditore trevigiano, con la complicità di altri e attraverso un complesso meccanismo, avrebbe drenato alla Fassa srl. Il tutto per dirottarle verso società off-shore con sede in Croazia, Svizzera, Principato di Monaco e Panama, e con lo scopo di impiegarle per l'acquisito e la gestione della imbarcazione di lusso.
Il giudice nel provvedimento ha evidenziato che sussistono a carico di Parodi sia il pericolo di fuga (è stato bloccato dalla Gdf mentre, secondo l'accusa, stava per partire per le isole Canarie), che quelli di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato.
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