Da Resana al Gambia un pozzo d’acqua per i fratelli d’Africa

Spedizione conclusa per i quattro della Dakar dei Poveri «Ogni fatica ricompensata da un’accoglienza indescrivibile» 

RESANA. Sono tornati a casa mercoledì notte dopo aver concluso la loro impresa africana. Alessandro Aggio, Alessandro Stocco, Stefano Furlan e Andrea Soligo hanno tagliato tutti i traguardi del rally Budapest-Bamako, dall’Ungheria al Gambia, la cosiddetta Dakar dei poveri. Sono partiti il 12 gennaio dal centro culturale di Resana e sono giunti a Banjul, Gambia, il 28 gennaio. Mercoledì scorso, senza nemmeno un giorno di ritardo, forse qualche ora, sono tornati. Obiettivo raggiunto: attraversare il west Africa portando fondi umanitari per la realizzazione di un pozzo d’acqua. «Ci hanno chiamato fratelli d’acqua», raccontano, «è stata un’emozione senza pari. Quando siamo entrati nel villaggio in cui con i nostri fondi è stato inaugurato il pozzo, ci hanno accolti come degli eroi». Un’avventura indimenticabile con paesaggi mozzafiato, porte aperte ovunque e un’accoglienza indescrivibile. Forse è difficile raccontare le emozioni che hanno provato i quattro giovani nel loro viaggio su due fuoristrada. «Non possiamo lamentarci di niente; siamo distrutti e stanchissimi per il lungo viaggio, ma ci portiamo dentro un milione di volti e altrettante esperienze indimenticabili», racconta Alessandro Aggio.

L’unico inghippo: la corruzione della polizia di frontiera. «Ad ogni frontiera, come a ogni posto di blocco, venivamo praticamente rapinati dalla polizia», riferiscono i quattro trentenni da Resana, «Ci domandavano cosa avevamo per loro, e dovevamo sempre lasciare giù qualcosa; dai soldi agli orologi e quando andava bene… bastavano le caramelle». Ma i quattro hanno imparato subito a mostrare le spalle larghe e a comportarsi nel modo più corretto per passare in fretta i blocchi stradali e godersi il viaggio.

Al netto del loro viaggiare tra foreste e deserti, resta la fatica di un viaggio lunghissimo, ma pieno di sorprese emozionanti.

«Popolazioni accoglienti, paesaggi da film, chilometri e chilometri divorati in allegria, e, soprattutto tanta voglia di conoscere e ridere con gli altri equipaggi in gara», confidano.

«Eravamo distrutti, sbarcati a Marsiglia ci siamo bevuti 40 caffè e ci siamo rimessi in pista verso casa: siamo arrivati a notte fonda … e poi, ci siamo messi a letto per cercare di recuperare questo viaggio lunghissimo, che ha segnato le nostre vite», conclude Alessandro Aggio.

Ora, resta il rientro al lavoro. Difficile? Sembra proprio di sì, un’esperienza del genere non può non lasciare una traccia all’interno delle loro vite.

Ed è proprio dalla loro pagina Facebook “Road2Bamako”, in cui giorno per giorno, è stato sempre documentato tutto il viaggio, che lasciano una porta aperta all’Africa: «E se non fosse finito tutto qui?».

Già, i followers lo vorrebbero, non deve finire qui. Per le mamme e le fidanzate dei quattro temerari, forse sì, dovrebbe finire tutto così. Ma loro quattro sono oramai pronti a riservare a quel pubblico conquistato con il sorriso dell’allegria e le immagini dell’avventura, un’altra sorpresa.



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